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giovedì 20 novembre 2008
giovedì 13 novembre 2008
Una speranza

"Uno straordinario miracolo della medicina, quello compiuto all’ospedale della Berlin Charité Medical university, su un paziente americano affetto da leucemia e Aids. Un trapianto di midollo ha infatti guarito l’uomo da entrambe le gravi malattie.
A diffondere la notizia è stato il Wall Street Journal. A distanza di seicento giorni dall’avvenuto trapianto, il degente non riportava traccia alcuna delle patologie, malgrado avesse interrotto le rispettive terapie farmacologiche.
I medici spiegano questo successo con il particolare tipo di Dna del donatore di midollo, reso immune al virus dell’Hiv, grazie alla creazione di una mutazione genetica indotta da staminali
E’ presto tuttavia per cantare vittoria, dal momento che il virus dell’Hiv sa nascondersi e adattarsi bene e potrebbe essere sopravvissuto nell’organismo del paziente. Nonostante ciò, il caso, senza precedenti nella storia dei trapianti, sembra aprire una speranza concreta per nuove terapie contro l’Aids." trapiantate.
Questa è la notizia e questo è il mio pensiero: qualsiasi persona inserita nella banca dati dei possibili donatori di midollo osseo è certamente lieta di apprendere che la propria disponibilità può migliorare, forse ancora di più, la qualità della vita di un malato spesso terminale. Però questa sperimentazione prevede due aspetti non da poco: la mutazione genetica e l'uso delle cellule staminali. Il mio timore è che questo provochi la coscienza morale e religiosa di medici dediti alla sperimentazione, ovvero alla cura e somministrazione di terapie e nella peggiore delle ipotesi dei donatori di midollo osseo. Sempre più spesso per fatti di cronaca, mi trovo a confrontarmi (e non sempre a scontrarmi) con le posizione che la Chiesa prende sulla tema della vita umana. Trovo davvero difficile prendere una posizione chiara e definitiva, probabilmente per la difficoltà reale di condividere e comprendere la disperazione di un'esistenza limitata da una sofferenza. Da una parte c'è chi chiede ad organi giudiziari di porre fine a una storia e all'opposto chi tenta in un laboratorio di cambiarla. Per quanto scontata, sembra fin troppo semplice chiudere il dilemma con una frase del tipo: " mi ci dovrei trovare per sapere cosa fare". E' scontato che malgrado qualsiasi scomunica possa ipotizzare la Santa Sede, non è pensabile che qualsiasi scienziato non sperimenti le proprie intuizioni scientifiche col fine per lui più giustificato. E nemmeno si può chiedere ad un organo religioso di andare contro la propria fede. Ma si può controllare oppure guidare sui binari del buon senso questo fenomeno? Nello specifico suppongo che le cellule staminali utilizzate per la guarigione di questo paziente non provengano da embrioni, ma non posso nemmeno escludere che il suo successo non sia estraneo da precedenti studi e sperimentazioni su cellule embrionali. Ed infine la mutazione genetica, la facoltà di uno scienziato di modificare il destino di un essere umano già dalla sua condizione fetale? Negare una vita dignitosa priva di malattie geneticamente trasmissibili oppure modificare il DNA per regalare a un genitore un prole di prima scelta in ogni particolare morfologico. Purtroppo il concedere una speranza non può assolutamente escludere l'altra. Sono due facce di una stessa medaglia.
martedì 11 novembre 2008
ironico, ma non troppo
domenica 9 novembre 2008
giù al Nord

giovedì 6 novembre 2008
la futura generazione
