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domenica 28 dicembre 2008

Mariastella Gelmini presenta il suo canale su Youtube

Commentando con parenti ed amici le vicissitudini scolastiche di Edoardo ed Annalisa, ci siamo trovati a parlare di Mary Star e della scuola di oggi. Certo questa riforma ha avuto per così dire il privilegio di mettere d'accordo sia gli insegnanti, sia i genitori, che gli alunni contro "il ministro", il quale altro non è che un mero strumento contro i tagli più che autore di una riforma a questo punto più che mai necessaria. In questa storia italiana quello che non mancano sono le ipocresie da entrambi i fronti. Per mia fortuna ho avuto occassione di ascoltare diverse campane da diversi campanili. Fermo restando il disagio degli insegnanti precari, che come altri lavoratori di questo tempo di crisi economica, non possono fare programmi sia breve che a lungo termine e la considerazione che, come in altri ambienti della Pubblica Amministrazione, stiamo pagando gli errori derivanti dagli sprechi sia economici che in risorse umane, i cui responsabili se ne lavano candidamente le mani, non mi dispero all'ipotesi di riforma proposta dalla maggioranza di governo, ma nemmeno me ne rallegro. Potrebbe sembrare sin troppo semplice questo atteggiamento, ma ho fatto alcune considerazioni oggettive. Quello a cui ho assistito prima della riforma, erano genitori la cui preoccupazione principale era quella di inserire i figli nelle classi (moduolo o tempo pieno) più idonee per tipo di orario ai propri impegni, per poi disinteressarsi delle comunicazioni degli insegnanti od addirittura a rivolgersi ad organi giudiziari se il proprio figlio viene punito troppo severamente. Dall'altra parte della barricata (termine quanto mai brutale, ma calzante in talune classi) alcuni insegnanti intimoriti o stanchi di doversi confrontare con rissosi elementi (studenti o genitori che siano) finiscono per arrendersi al loro volere, tanto "finiti questi cinque anni chi ti rivede più!" Ma ora hanno trovato un bene comune da difendere: il proprio orticello di benessere, di intoccabli privilegi. Questi che in passato non hanno avuto il coraggio di impegnarsi per una scuola migliore, ora scendono in piazza ad affiancare coloro che vermanete rischiano il proprio posto di lavoro contro una riforma che è chiaramente dettata da un bilancio al limite del fallimento. Non facciamo i finti tonti: lo stato patrimoniale della Pubblica Istruzione e le relative cause sono note da tempo, ma che cosa si è fatto. Nulla, "tanto mi figlio è già all'ultimo anno", "tanto l'Italia è sempre andata così"! Per questo, la movimentazione di massa perde di credibilità. Per non parlare di un Governo che si lamenta delle casse vuote, per poi finanziare l'Alitalia e gli istituti scolastici privati. Ma stiamo veramente facendo la cosa giusta per la scuola? Non sarebbe più necessario un recupero dei ruoli da una parte e dall'altra, un ritorno alle proprie responsabilità, un'attenzione ai segnali di disagio, una reale collaborazione per un fine comune a lungo termine. Se dobbiamo entrare nella scuola non è per occuparla, ma per occuparcene, per rimboccarci le maniche con coraggio, per dimostrare a chi ci segue che sappiamo prenderci delle reali responsabilità. In tutti i ruoli abbiamo perso il senso del bene comune che dobbiamo recupare al più presto per dare un esempio e una speranza alle future generazioni.-

giovedì 25 dicembre 2008

Buon Natale

Le luminarie in città, gli addobbi dell'Ikea, le feste della scuola, "oggi chi sta con i bambini",
i doni sotto l'albero presi in anticipo per evitare file alle casse e comunque qualcosa te lo sei dimenticato,
gli auguri ai colleghi prima di andare a casa, gli sms degli amici vicini e le e.mail di quelli lontano,
il magazzino di Marcone addobbato a festa e affollato di amici, il mascarpone della Barbara,
il pesce alla vigiglia e " una poltrona per due" alla televisione,
la sveglia presto alla mattina nonostante sia festa, la carta dei regali e la sorpresa dei piccoli,
il pandoro pucciato nel latte che sbrodola sotto il mento e la messa con il bambino Gesù,
le nonne che sono felici di esserci questo Natale, ma che si disperano pensando che sia l'ultimo,
un pensiero a Sauro, i buoni propositi di molti e le opere buone di pochi,
il buon umore di Ivo, Raul e Giorgio, Edo che salta addosso a Daniele, Annalisa che abbraccia la Federica,
la mia macchina fotografica e gli album sfogliati sul divano,
il tiramisu della Norma e una puntina di effervescente Brioschi in mezzo bicchiere d'acqua alla sera altrimenti non dormo,
i compiti delle vacanze ancora in pigiama, ma al pomeriggio tutti a fare un giro,
quello che dovevi fare prima della fine dell'anno..... eh va bè
e se anche non sarà per sempre così, comunque e con affetto un Buon Natale a tutti

venerdì 12 dicembre 2008

barbetta

Era un appuntamento frequente. Turnisti, operai, studenti o semplici casalinghe in giro a fare la spesa. Comunque si passava da barbetta. Così lo avevamo definito per la sua folta barba, mai diventata bianca, non molto alto con quel minimo di benessere nel giro vita e la sua andatura da "brisa furia eh". La sua specialità: il trancio di rossa. La sua misura era calibrata sulle mille lire. Entravi in bottega e chiedevi un pezzo da mille con salame piccante o salsa rosa a secondo dei gusti. Quasi tutti quelli sopra i trent'anni la mangiavano senza uscire, tanto per fare due chiacchere con il barbetta ed avere la sua opinione sulla stagione dei funghi in montagna. La moglie arrivava presto ogni mattina a servire dietro il bancone, ma lui era già al forno alle quattro del mattino e tirava dritto fino alla "mezza". Volevo fare delle foto al pane, da utilizzare per un concorso oppure per partecipare ad una mostra fotografica e gli ho chiesto se potevo bisturbarlo. "Vieni quando vuoi, tanto sono qui!". Attrezzatura, pellicola, cavalletto e con via di Corticella ancora al buio, entrai dal retro dove lui mi aspettava. Feci molti scatti mentre lui faticava e non poco. Giunta l'ora di sfornare, prese la paletta e comiciò a stendere il pane sui ripiani. In quel momento si vedeva la soddisfazione nel suo sorriso sotto i baffi. Sviluppo e stampa in bianco e nero e la soddisfazione fu allora la mia. Gli regalai per riconoscenza un bel ingrandimento. Ora il forno di barbetta lo gestiscono due ragazzi, ma la piazza rossa è ancora presente. Solo lui non c'è. Avevo saputo dell'incidente in bicicletta avvenuto non molto lontano dalla bottega. Si era ritirato in pensione da non molto, ma ogni tanto lo si rivedeva da questa parte del bancone. Oggi in bottega ho visto che i ragazzi, che forse una volta erano stati suoi clienti, hanno appeso una foto di un uomo sorridente, vestito di bianco con la paletta in mano davanti al suo forno caldo pieno di pane. E' stato un piacere Renato.