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giovedì 8 aprile 2010

E adesso?

Decisamente non mi piaceva la piega che aveva preso. Mi sentivo ed in parte mi sento ancora in ritardo, fuori luogo, non allineato sfuocato in tensione. Mi sono fermato. Ho chiuso tutte le finestre a ritroso, pulitura del disco, scandisc defrag. Spento. Nero sul monitor. Un mini "fioretto", ma molto di più la necessità di riflettere, di non dover rincorrere gli appuntamenti, la storia quotidiana, uno scadenzario impietoso. Nessun isolamento al PC, piuttosto un libro, letto a fatica. La mia attenzione ha virato in un'altra direzione: le parole di una canzone, un tiro a canestro, il sapore di un caffè scadente, un film condiviso sul divano di casa, un dolore in più del tempo che passa. Una serie di immagini rituali uscite dalla mia indifferenza: alberi lungo le strade stremati dal rigido inverno, San Luca dietro i palazzi della Fiera, i coppi dei tetti del centro città. Cortecce e rami privi di foglie che si stendevano su cielo sin troppo limpido per la campagna bolognese e nel contempo espressione di estrema sofferenza. La macchina fotografica appoggiata sul sedile del passeggero e non una valida ragione per fare scatto. Troppo traffico, nessun parcheggio, meglio una luce meno diretta. La presunzione che qualsiasi foto non sarebbe stata come la mia memoria in quell'istante. Forse un'occasione perduta, più probabilmente la ricerca dei giusti stimoli. Non una illuminazione, ma un esame di coscienza necessariamente lento e ponderato. Avevo bisogno di riscoprire il dialogo con i miei affetti, senza preconcetti, versandoci tutto l'ottimismo che potevo spremere dalla mia storia. Un processo al quale non si può mettere la parola fine, perché mi accompagnerà, mi cambierà, mi darà una forma diversa nel tempo. E adesso? Perché ritornare al passato e scrivere queste righe. E' successa una cosa nuova: un suo post su questo blog, una delusione che conosco, un dolore non curato, non sedato. La speranza che scrivere poche righe possano aiutare a comprendere i perché i cosa potevo fare cosa potevo dire. L'unica certezza che ho è che scrivere "fa bene". Nient'altro. E non da quando scrivo sul blog. In realtà ho sempre scritto: una lettera ad un amico, ai miei figli o semplici riflessioni personali. Non ho trovato delle risposte, ma esprimere le mie emozioni e poterci riflettere anche a distanza di tempo mi ha aiutato a viverle meglio. La necessità di accettare un dolore e cambiare con esso. L'inverno è finito. Tornano le foglie sugli alberi.

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