Sia benvenuto ogni visitatore di questo Blog

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curiosi o svogliati, tristi o allegri, sensibili o crudeli
qui troverete immagini, pensieri, riflessioni,
commenti ed un possibile incontro o scontro di idee
il tutto condito dalla buona educazione, dall'ironia e dal buon senso nel rispetto del prossimo
un blog realmente fatto in famiglia, dove ognuno ci mette un pezzo di vita da condividere
si parte da qui con alcune immagini per vedere dove questo mezzo di comunicazione ci può portare
non per nulla chi usa internet viene definito un .... navigatore

giovedì 11 giugno 2009

Vigilia

E' difficile anche iniziarlo questo post. Sono troppe le sensazioni, l'umore che cambia. Scrivere di una vigilia attesa e temuta. Sento il peso di giornate riempite da azioni, pensieri, impegni e previsioni. Non è la prima volta che provo un'esperienza simile. Un'intervento di routine, tre o quattro giorni in ospedale con tecniche innovative e sicure. Ormai i tempi sono maturi. Il chirurgo mi è sembrato sicuro e preparato. Condiviamo anche la passione per la moto e ciò aiuta a dimezzare la mia tensione. Gli esami clinici sono terminati ed ho apprezzato la professionalità del personale infermieristico e medico, la puntualità e la disponibilità. Mi sono studiato attentamente il protocollo di accesso alla sala operatoria e ci ho scherzato pure. Mio padre e mia madre mi hanno dimostrato tutta la loro disponibilità e cerco di sfruttarla al meglio. Sia per dimostrargli riconoscenza che per riuscire ad ottenerne tutti i benefici personali. Un sostegno al coraggio. Ma l'attesa è l'attesa. Snervante. Mi ripeto che vorrei già essere al giorno dopo, anche al secondo dopo. L'anestesista è legalmente tenuto ad informarmi si ogni singola azione che viene compiuta sul mio corpo. Ascoltarla mi sembra masochistico, ma non le faccio una colpa, anzi mi dà sicurezza. Non ho voluto prendermi una pausa dal lavoro per non essere costretto a saggiare da vicino il tempo che passa. Dimostro finto disinteresse per coloro che mi raccontano di aver passato la medesima esperienza. Metto in ordine alcune cose della mia vita. Sistemo il garage, le piante nel terrazzo, lavo la moto con mio figlio, controllo l'attrezzatura fotografica. Faccio visita agli amici. Vado a scuola con i bambini a ritirare le pagelle. Mi riempio la mente di belle immagini, di odori e colori. Voglio dei pensiori belli: una morfina naturale alla tensione. Ciò nonostante mi sono visto più e più volte in quel corridoio, sul letto spinto dall'infermiere in camice verde. Pregare mi aiuta. Ho salutato i miei. Un bacio a Simona. Ho fatto gli esercizi di respirazione che mi hanno insegnato utilizando il più possibile il diaframma. Il tavolo operatorio è freddo ed anche l'aria condizionata non scherza. L'anestesista mi costringe a parlare per poter constatare quando mi addormento: gli rispondo che per farsi cancellare qualche multa ne riparliamo dopo, ma non riesco a finire la frase. Gli occhi si chiudono, buio. nulla. Una voce in camera che non riconosco mi risveglia, mi rassicura, poi dormo di nuovo. Fatto. Le "pillole del buon umore" mi vengono a trovare in camera. Mi alzo dal letto e usciamo in corridio fino alla sala di attesa. Di nuovo gli stessi odori, gli stessi colori, ma io sono diverso. Non solo nel fisico. Ho imparato dalla vita che non sono più sfortunato di colui che non ha mai avuto un malanno, di colui che non ha mai visto un ospedale, di colui che non ha mai provato sofferenza. In passato ho imprecato contro la mala sorte, un senso d'ingiustizia, una ribellione alla vita. Poi ho imparato. Almeno credo. Ho imparato che questa è la mia vita: fatta di gioie, ma anche di dolori, le une legate agli altri. Per quanto un uomo è tentato a fuggire dalle sofferenze, queste fanno parte non tanto del suo destino, ma ancor più della sua persona. E allora è necessario viverle per rinascere, per poter essere una persona nuova, diversa da quella di prima e possibilmente migliore. Ho imparato a vivere molto più dalle mie sofferenze, dai miei disagi e dalle mie sconfitte, che dalle mie vittorie. Così voglio vivere, affrontando la paura naturale del futuro, dell'imprevisto, senza mai fermarmi. Il resto non mi dato da conoscere, per mia fortuna. In televiosione il panorama è variopinto: Diane Keaton, Arnold Schwarzenegger, Michele Santoro, C.S.I., Zelig, Robin Williams e Robert de Niro. Vado a letto, domani è un giorno in meno.

martedì 5 maggio 2009

Andar piano

Frenesia, maledetta frenesia. Il tempo che ti sfugge dalle mani. Impegni da rimandare, promemoria che suonano al cellulare. Trenta minuti al masssimo per mangiare, quando sei fortunato. Cataloghi dei supermercati che fanno "offerte imperdibili"- "sottocosto"-"3X2", ma solo fino a domani. Appuntamenti da concordare, incontri casuali con amici con cui scusarsi perchè sei in ritardo, scadenze improrogabili. Bambini catapultati fuori dalle auto nei parcheggi delle scuole, auto in doppia fila con doppie freccie, scaltri conducenti di scooter che passano gli incroci con il rosso, autisti degli autobus legati da orari fissati per la corsa ad ogni singola fermata ove vengono rincorsi da pedoni urlanti, una colonna sonora di sirene, clacson e inutili imprecazioni. In nome di chi? Per che cosa? Che cosa mi perdo se rallento un attimo, se per una volta dico "no grazie" a qualcuno che non sia il lavavetri al semaforo? Posso usare il cellulare per avvisare del mio ritardo prima di partire e non mentro guido e rischio d'investire un pedone che farebbe meglio ad attraversare la strada senza l'MP3 alle orecchie ed aprendo gli occhi? Voglio leggere un libro in un parco, voglio mangiare nel terrazzo di casa mia qualcosa di semplice, ma preparata da me assaporando ogni boccone. E' iniziato questo tempo? La crisi economica non mi consente più di prendere alimenti in offerta da far deperire nel mio frigorifero, anzi posso valutare cosa sia essenziale per la mia vita. Il lato B di una catastrofe economica annunciata da tempo sui giornali di tutto il mondo. Avere finalmente il tempo di gustarsi anche quei particolari della vita resi sfuggenti dalle urgenze. Tutto ciò mi può migliorare la qualità della vita anche nei rapporti con gli altri. Questa non è solo un'occasione dal prendere al volo, ma un a scelta a lungo termine se possibile.

venerdì 10 aprile 2009

Ricominciare

Potrei apparire provocatorio e questo argomento certamente a molti non piace. Penso al terremoto in Abruzzo, dove tra l'altro mi è capitato di trascorrere periodi molto belli e sereni, tra arte e natura, ora in parte da ricostruire, con tutto l'orgoglio, la perserveranza ed il coraggio della gente di quei luoghi. Però un aiuto che va oltre al denaro, dato da persone invisibili che vogliono emergere perchè non dovrebbe essere consentito? In questo caso mi riferisco agli stranieri irregolari, assoldati dal caporalato in agricoltura ed edilizia per farli rimanere nella loro clandestinità onde sfruttarne i guadagni a basso costo. L'impegno civile per la ricosctruzione non ha pelle e non ha razza. Infatti, è capitato di aver ricevuto anche delle lezioni da questa gente: un pazzo in una stazione ferroviaria uccide in pieno giorno a martellate una donna che neanche conosceva; molti hanno visto e non sono intervenuti, tranne due clandestini africani che hanmno fermato l'autore del delitto e lo hanno consegnato alla Polizia. Sono coloro che non hanno denaro da donare a Bertolaso, ma solo braccia e volontà. Abbiamo un motore nascosto che non vede l'ora di essere montato sugli escavatori, sulle gru, sulle betoniere della ricosctruzione. In cambio potrebbero ottenere un permesso di soggiorno, un possibilità di vita migliore, non un indulto, ma un'emersione dallo sfruttamento della malavita. Semplicemente cogliere un'occasione per migliore questo paese mostrando solidarietà e buon senso. Possiamo rimette in piedi l'Abruzzo prima di quando si possa immaginare!

sabato 4 aprile 2009

Caccia il fucile

Dal Senato della Repubblica parte in questi giorni uno dei più gravi attacchi alla Natura, agli animali selvatici, ai parchi, alla nostra stessa sicurezza: un disegno di legge di totale liberalizzazione della caccia. E' firmato dal senatore Franco Orsi.
Animali usati come zimbelli, caccia nei parchi, riduzione delle aree protette, abbattimenti di orsi, lupi, cani e gatti vaganti e tante altre nefandezze.
La legge 157/1992, l'unica legge che tutela direttamente la fauna selvatica nel nostro Paese, sta per essere fatta a pezzi.
Questa la lista degli orrori.

• Sparisce l'interesse della comunità nazionale e internazionale per la tutela della fauna
L'Italia ha un patrimonio indisponibile, che è quello degli animali selvatici, alla cui tutela non è più interessato!
• Scompare la definizione di specie superprotette
Animali come il Lupo, l'Orso, le aquile, i fenicotteri, i cigni, le cicogne e tanti altri, in Italia non godranno più delle particolari protezioni previste dalla normativa comunitaria e internazionale.
• Si apre la caccia lungo le rotte di migrazione
Un fatto che arrecherà grande disturbo e incentiverà il bracconaggio, in aree molto importanti per il delicatissimo viaggio e la sosta degli uccelli migratori.
• Totale liberalizzazione dei richiami vivi
Sapete cosa sono i richiami vivi? Gli uccelli tenuti "prigionieri" in piccolissime gabbie per attirarne altri. Già oggi questa pessima pratica è consentita, seppure con limitazioni. Ma il senatore Orsi vuole liberalizzarla totalmente. Sarà possibile detenerne e utilizzarne un numero illimitato.
Spariranno gli anelli di riconoscimento per i richiami vivi. Sarà sufficiente un certificato. Uno per tutti! Tutte le specie di uccelli, cacciabili o non cacciabili, potranno essere usate come richiami vivi. Anche le peppole, i fringuelli, i pettirossi, ecc.
• 700 mila imbalsamatori
I cacciatori diventeranno automaticamente tassidermisti, senza dover rispettare alcuna procedura. Animali uccisi e imbalsamati senza regole. Quanti bracconieri entreranno in azione per catturare illegalmente animali selvatici e imbalsamarli?
• Mortificata la ricerca scientifica
L'Autorità scientifica di riferimento per lo Stato (l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, oggi ISPRA) rischia di essere completamente sostituta da istituti regionali.
Gli istituti regionali rilasceranno pareri su materie di rilevanza nazionale e comunitaria.
Potenziale impossibilità di effettuare studi, ricerche e individuazione di standard uniformi sul territorio nazionale.
• Si apre la caccia nei parchi a specie non cacciabili
Un'incredibile formulazione del Testo Orsi rende possibile la caccia in deroga (cioè la caccia alle specie non cacciabili) addirittura nei Parchi e nelle altre aree protette!
Saranno punite le regioni che proteggono oltre il 30% del territorio regionale!
Norma offensiva! Chi protegge "troppa" natura sarà punito. Come se creare parchi dove la gente e gli animali possano vivere e muoversi sereni, fosse un reato!
• Licenza di caccia a 16 anni
Invece che educare i ragazzi al rispetto, ecco a voi i fucili
• Leggi regionali per cacciare specie non cacciabili
Non sono bastate quattro procedure di infrazione dell'Unione europea, non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi regalerà a Veneto e Lombardia, ovvero agli ultrà della caccia, la possibilità di continuare a cacciare specie non cacciabili, e di farlo con leggi regionali. E le multe europee le pagheremo noi!
• Caccia con neve e ghiaccio
Si potrà cacciare anche in presenza di neve e ghiaccio, cioè in momenti di grandi difficoltà per gli animali a reperire cibo, rifugio, calore.
• Ritorno all'utilizzo degli uccelli come zimbelli
Puro medioevo! Le civette legate per zampe e ali e utilizzate come esca!
• Ridotta la vigilanza venatoria
Le guardie ecologiche e zoofile non potranno più svolgere vigilanza! Nel Paese con il tasso di bracconaggio tra i più alti d'Europa, cosa fa il Senatore Orsi? Riduce la vigilanza!

INVIA LA LETTERA DI PROTESTA!

Quella che ho appenna integralmente riportato è l'iniziativa dell'OIPA e credo che questa legge non piaccia molto nemmeno a quella specie, non ancora in via di estinzione, che risponde al "richiamo" di cacciatore. Se un cacciatore segue questa....... passione solo per l'ambito trofeo di un animale morto ed imbalsamato, a questo punto credo che il suo habitat naturale possa chiamarsi poligono per il tiro al piattello. Scrivo questo perchè da Settembre in avanti, mi capita sempre più spesso, mentre mi reco al lavoro, di vedere uomini che fanno scendere il proprio cane e crendono dal baule il fucile, sempre più vicini ai luoghi abitati. Sò esattamente cosa è un arma, sò cosa può fare e cosa non si deve fare con un arma. Ci vogliono anni per definrsi esperti nell'utilizzo di un fucile, ma grazie a questa legge lo potranno avere in mano anche dei minori! Per chiunque voglia inviare una lettera di protesta all'autore di questà proposta di legge non dovrà fare altro che cliccare sul titolo di questo post per arrivare al sito dell'OIPA.

giovedì 2 aprile 2009

Vittime

Non sempre una giornata piovosa, con problemi a trovar parcheggio e pochi stimoli si dimostra così inutile. Incerto se considerare la mattinata un ritardo sui miei impegni oppure l'occasione da cogliere per concedermi una pausa dalla consetudine logorante. Una serie di lezioni-conferenze per un aggiornamento professionale, nonchè un'occasione per incontrare colleghi con i quali si è avuto il piacere di lavorare in altre realtà. Purtroppo quando l'audizione inizia ci si sente lontani dall'oratore, sia per una distanza culturale, cattedratica sin troppo aulica, sia per un latente e dilagante scettiscimo. Probabilmente l'argomento potrebbe essere presentato in modo più interessante. Non è colpa di nessuno, appare solo una buona volontà non espressa al meglio. Fortunatamente nella seconda parte dell'incontro, inizia un'attività interattiva che porta ad uno scambio di opinioni, di pareri tra le teorie para-universitarie e l'esperienza professionale degli operatori di polizia. L'argomento dei maltrattamenti in famiglia, con particolare interesse rivolto ai coinvolgimenti emotivi e psicologici tra vittima e reo, a prescindere dalle modalità del reato, riesce a convogliare maggiormente l'interesse dei presenti. Poichè non siamo dei meri accertatori dei fatti, atti a reprimere le conseguenze di un reato, senza alcun coivolgimento nei singoli episodi, ci troviamo a fare delle deduzioni e a volte ad intraprendere delle iniziative che vanno oltre le nostre specifiche competenze. Malgrado l'interessamento dei servizi sociali e degli enti preposti che intervengono gioco forza con tempi prolungati, l'operatore di polizia è il primo interlocutore per le vittime di questi reati e deve mettere in campo tutta la sua professionalità basata quasi esclusivamente su decenni di esperienza lavorativa. Da questo archivio, fatto di verbali, scambio di opinioni negli uffici o da semplici eventi raccontati in servizio, si evidenzia lo squilibrio, sia sul piano processuale e che su quello umano, che esite tra vittima e reo. Infatti, per quanto attiene l'argomento trattato, la vittima si trova il più delle volte senza una casa, senza denaro, senza assistenza e sostegno quantomeno morale, mentre il reo, oltre ad ottenere numerosi benifici dalla normativa penale vigente, si ritiene lil più delle volte legittimato nelle sue azioni in base ad un retaggio culturale che ormai va ben oltre gli stereotipi del sud d'Italia piuttosto che del sud Mondo. La violenza fisica o psicologica viene così ritenuta nell'ambito familiare l'altra faccia di moneta necessaria, un metodo coericitivo utile al compimento del previsto destino di una coppia, non permettendo uno scambio sereno di opinioni. Ma quando la vittima trova il coraggio di forzare questa situazione, subisce il disagio maggiore fatto di burocrazia ed orecchie incerte e non in grado di ascoltare. Infatti, ogni operatore agisce in coscienza influenzato anche dal proprio quotidiano familiare; benchè sia tenuto ad accertare una situazione di fatto, fa comunque delle valutazioni basate sulle recriminazioni tra le parti, sulle contraddizioni, sui gesti, sui modi di esprimersi, sulla constatazione oggettiva di eventuali lesioni, ma anche sulla propria esperienza. Ogni tentativo di portare nell'immediato ad un confronto pacifico, non lesivo della persona e della dignità altrui, risente di considerazioni non esplicite dell'uomo o della donna, del poliziotto o della poliziotta, del medico o dell'infermiera e così via. Il rischio è di un processo degenerativo della sensibilità, necessario per la sopravvivenza dell'operatore, ma a volte lesivo della dignità del richiedente. Un cinismo professionale da monitorare per valutare l'incidenza sia sul quotidiano che nella dimensione culturale della professione. L'intolleranza alle "sostanze tossiche" di una qualsiasi professione si manifesta in vari modi: delegando altre persone od altri enti, ricercando un capro espiatorio, la formazione di clan, perfino l'attesa del messia. Tutto ciò costituisce la differenza tra sopravvivere alla professione ed il vivere la professione, che si ripercuote anch'essa sulla vittima nella sua delusione e nella richiesta di aiuto. Finiscono in secondo piano quelle che sono le virtù dell'operatore che non riescie più ad utilizzare pienamente: i saperi tecnici ed operativi, il registro comunicativo, la capacità di lettura delle sitiuzioni di tipo intuitivo, ma anche emotivo, il carattere e la consapevolezza del proprio ruolo. Quello che si rende necessario è quindi un rivoluzione culturale, di fatto molto più potente ed efficace di qualsiasi rivoluzione politica e sociale. Gli ospedali, i Commissariati, le Caserme, le scuole e le città non sono più quelle di vent'anni fà, ma ciò non toglie che il rispetto, la dignità ed il senso del bene comune debbano essere considerati dei valori di serie B. Volontà, volontà, volontà.

sabato 21 marzo 2009

Liberi tutti

Primo giorno di primavera, per un vita di speranza. Speranza in corso nuovo, di giustizia e legalità. Ma soprattutto di coraggio. Quel poco di coragggio in più per sentirsi veramente vivi e liberi. Liberi da ogni tipo di mafia che imprigiona ogni pensiero, ogni aspirazione, ogni sogno.

giovedì 19 marzo 2009

Giacobazzi Muratore

In virtù delle proproste di legge dell'attuale Governo per incentivare la piccola edilizia, una chicca di Giacobazzi a tema. Tanto per tirare un poco su il morale.

venerdì 27 febbraio 2009

Onorata carriera


Diciasette anni di onorata carriera terminano oggi. In una concessionaria romagnola, vittima degli incentivi statali, per aiutare più la Fiat che i consumatori. Destinata alla rottamazione, l'ho salutata in quel piazzale mentre facevo il trasloco delle poche cose che ancora mi servivano. Il cuscino sulla cintura sul quale si appoggiava Edoardo a dormire, il crocifisso a calmite nel cruscotto, il portacellulare a ventosa aderente al parabrezza. Sembrava che non si volessero straccare, affezzionati alla loro dimora per anni ed insofferenti all'odore di plastica nuova alla quale erano destinati. Mentre ero impegnato in questo doloroso e doveroso trasbordo, si è avvicinato un ragazzo di campagna e, rivolgendosi al venditore della concessionaria, gli ha chiesto informazioni su di lei. -"Questa no, è da rottamare"- gli ha risposto. Che fitta al fegato! L'ho richiusa e ho consegnato tutte le chiavi all'impegata nel suo ufficio. Non mi è venuto da dirle "trattatela bene" per non sembrare patetico, più di quello che già apparivo agli occhi di tutti. Sono partito e giunto fuori dal parcheggio ho dato un'occhiata dallo specchio retrovisore. Altra fitta al fegato. Meglio allontanarsi in fretta prima che sia necessario il più vicino Pronto Soccorso. Sono tornato a Bologna cercando i punti a favore della nuova macchina e evitando se possibile i paragoni. Inutile. Certo non è peggiore di lei, ma non è la stessa cosa. Sono andato in giro a prendermi i complimenti e a promettere che avrei pagato da bere al mondo per non incorrere in tragedie scaramantiche. Poi mi sono accorto che mi ero dimenticato un telecomando dentro alla "mia Alfa". Inconsciamente l'avrò fatto apposta. Ho chiamato al telefono la concessionaria ed all'impiegata ho chiesto se era ancora là? Ahi, ancora il fegato. Mi ha fatto la cortesia di prendere il telecomando dall'abitacolo con la promessa di andare quanto prima a ritirarlo. Alcuni giorni fà l'avevo portata al lavaggio; tutta pulita l'avevo fotografata. Mi si è avvicinato uno zingaro e mi ha chiesto -"Capo..... la vendi"-. A te..... mai! Sono risalito e l'ho salutato con cenno, certo che un giorno o l'altro l'avrei ricontrato per le strade di Bologna. Così stasera ho aperto il blog e mi è sembrato giusto postare di lei. Centottantamila chilometri in giro per l'Italia. Ha visto alcune officine, per fortuna non troppe e non tutte con il dovuto riguardo. Mi sono sentito dire al telefono -"Guardi la spesa è notevole, ne vale la pena?" - "Certo, ci devono prendere la patente i miei figli!"-. Aveva sia i cerchi in lega per l'estate che le gomme da neve per l'inverno. Ad una cerimonia su una collina innevata aveva sbeffeggiato tutti quei Suv che slittavano lentamente verso il burrone, con i loro autisti in giacca e cravatta che tentavano di spingerli al centro della strada e le mogli al volante che controsterzavano nel tentativo di diventare vedove allegre. Ho aspettato che terminassero le imprecazioni degli Unni eleganti e sono salito in tutta sicurezza eccitando la loro isterica invidia. Che spettacolo! Qualcuno mi ha anche chiesto un passaggio, nel timore di dover lasciare la propria vettura abbandonata dov'era. Motore Boxer 1.300 cc. Ricordo ancora la pubblicità in televisione con un cane boxer che mostrava tutta la sua attleticità correndo dietro all'Alfa. Spesso mi sono sentito dire -"Non li fanno più motori così!"- In quel motore con il suo tipico suono rauco, l'asta dell'olio era quasi inacessibile. Ci voleva la mano di una geisha per raggiungerla e una volta tolta non vedevi più il foro dove infilarla. Per cambiarle le candele dovevi metterla su un ponte ed arrivarci da sotto. Non aveva l'aria condizionata, ma un tettucio apribile che le sere d'estate con la tua bella ci vedevi le stelle. E poi lei è stata la prima nostra macchina. Destinata solo a me ed alla Simona. I sedili erano bassi e un pò scomodi. Ma chi se ne importa quando stai baciando il tuo amore. A volte picchiavi anche la testa contro lo specchio retrovisore. Le sue disavventure: un paio di tamponamenti e quel simpaticone che uscendo da un parcheggio le aveva rotto un fanalino, ma tanto è vecchia e non meritava rispetto. Anche se non so chi sei, di certo non ringiovanisci e presto sarai pure tu sarai vecchio. La mia Alfa era così vecchia che spesso la Polizia Municipale ci fermva al Giovedì. Macchiana revisionata e circolante a metano. "Buongiorno e grazie". Fa sempre piacere un augurio di una buona giornata ogni tanto e non avevo nemmeno fretta. Non dovevo rispettare fasce di orario oppure guardare il calendario prima di uscire. Nessuno stress. Solo partire e portati in giro. Questo ha fatto per diciasette anni.

lunedì 23 febbraio 2009

Zelig Giacobazzi

Lo zio ed il 118

mercoledì 18 febbraio 2009

I cento passi - se sei obiettivo fotografala e sviluppala

Amo andare da solo a fare foto, mi aiuta a riflettere, ma questo aiutante mi aiuterebbe a ridere. Per fortuna che con il cavalletto la foto non viene mossa.

venerdì 13 febbraio 2009

Occhio, Pinocchio


lunedì 9 febbraio 2009

Eluana

venerdì 6 febbraio 2009

Tornar bambini

Tra una settimana dovrebbe arrivare. Era da tempo che ci pensavo. Spresso navigavo su e.bay e consultavo le pagine dedicate, i prezzi, le foto. Googoleggiavo per cercare informazioni e soddisfrare uno spicchio di nostalgia. Avrò avuto sette o otto anni la prima volta che l'ho visto a casa di un mio compagno di scuola. Si chiamava Gabriele ed aveva un fratello molto maggiore e quindi poco simpatico. Ci permetteva solo di sederci a circa un metro dal tavolo, non più vicino, perchè lui ed i suoi amici dovevano aver lo spazio sufficiente per girarci attorno. Non un fiato per non togliere la concentrazione, solo guardare con le pupille più dilatate possibile per cogliere ogni piccolo particolare. Gli spettatori in tribuna, le transenne, i giornalisti ed i raccattapalle sul bordo campo, le bandierine dei corner e la torretta della telecamera. Non mancava nulla. Mamma mia che voglia di toccarli, di criccare, di imparare tutti quei trucchi. Ma niente. Ero parecchio indeciso e mi sentivo un pò ridicolo, fino a quando alcuni giorni fà due episodi mi hanno dato la spinta definitiva. Venerdì sera partita di calcio a sette, nello spogliatoio sono uno dei primi e mentre mi sto cambiando entrano due miei coetani se non oltre. Appoggiano le borse e senza nemmeno togliersi le giacche iniziano a confabulare. Incuriosito comincio ad osservarli: hanno le mani impegnate e il capo chino. - "Oh, ma quanti scudetti hai della Fiorentina?" - "Ogni busta ne becco uno!" Mi viene da sorridere, ci mancava solo la vecchia cantilena del "ceilo, cielo, manca, cielo.....". Confessano che ad inizio stagione hanno fatto l'abbonamento allo stadio per vedere le partite del Bologna e gli hanno regalato lo storico album delle figurine Panini; da allora sempre in edicola come una volta a comprare bustine. Oratorio di Sant'Andrea di Castel Maggiore: i bambini giocano e fanno attività, i catechisti li seguono e gli adulti chiaccherano. Ad un certo punto arriva Vincenzo con la mitica scatola. In cinque cerchiamo "in camuffa" una sala libera e tranquilla. stendiamo il panno, fissiamo le porte e stabiliamo tempi e modi del mini torneo. Finalmente ho criccato anch'io e ho fatto pena. Sono arrivato ultimo, ma ho giocato a subbuteoooooooooooooo!!!!

giovedì 22 gennaio 2009

Giuseppe Giacobazzi - ragazzino con il motorino(1993)

Una delle prime performance del mitico Giacobazzi, il mitico ragazzino con lo scuterino. Da queste parti se la ricordano anche i pensionati del cral!

mercoledì 7 gennaio 2009

Test Audiometrico Norvegese

Da ascoltare fino in fondo per esprimere un giudizio, basta cliccare sul titolo oppure copiare l'URL: http://www.horselstest.no/

lunedì 5 gennaio 2009

La stella di Natale

Lui dormiva splendente
in una mangiatoia di quercia
come un raggio di luna;
invece di calde pelli di pecora
l'alito d'un asino e d'un bue.
I pastori nell'ombra,
in qel buio di stalla,
sussurravano attoniti.....
A un tratto qualcuno si scostò:
nel vano della porta, sulla soglia
come in visita alla Vergine,
guardava la stella di Natale

B. Pasternak

domenica 28 dicembre 2008

Mariastella Gelmini presenta il suo canale su Youtube

Commentando con parenti ed amici le vicissitudini scolastiche di Edoardo ed Annalisa, ci siamo trovati a parlare di Mary Star e della scuola di oggi. Certo questa riforma ha avuto per così dire il privilegio di mettere d'accordo sia gli insegnanti, sia i genitori, che gli alunni contro "il ministro", il quale altro non è che un mero strumento contro i tagli più che autore di una riforma a questo punto più che mai necessaria. In questa storia italiana quello che non mancano sono le ipocresie da entrambi i fronti. Per mia fortuna ho avuto occassione di ascoltare diverse campane da diversi campanili. Fermo restando il disagio degli insegnanti precari, che come altri lavoratori di questo tempo di crisi economica, non possono fare programmi sia breve che a lungo termine e la considerazione che, come in altri ambienti della Pubblica Amministrazione, stiamo pagando gli errori derivanti dagli sprechi sia economici che in risorse umane, i cui responsabili se ne lavano candidamente le mani, non mi dispero all'ipotesi di riforma proposta dalla maggioranza di governo, ma nemmeno me ne rallegro. Potrebbe sembrare sin troppo semplice questo atteggiamento, ma ho fatto alcune considerazioni oggettive. Quello a cui ho assistito prima della riforma, erano genitori la cui preoccupazione principale era quella di inserire i figli nelle classi (moduolo o tempo pieno) più idonee per tipo di orario ai propri impegni, per poi disinteressarsi delle comunicazioni degli insegnanti od addirittura a rivolgersi ad organi giudiziari se il proprio figlio viene punito troppo severamente. Dall'altra parte della barricata (termine quanto mai brutale, ma calzante in talune classi) alcuni insegnanti intimoriti o stanchi di doversi confrontare con rissosi elementi (studenti o genitori che siano) finiscono per arrendersi al loro volere, tanto "finiti questi cinque anni chi ti rivede più!" Ma ora hanno trovato un bene comune da difendere: il proprio orticello di benessere, di intoccabli privilegi. Questi che in passato non hanno avuto il coraggio di impegnarsi per una scuola migliore, ora scendono in piazza ad affiancare coloro che vermanete rischiano il proprio posto di lavoro contro una riforma che è chiaramente dettata da un bilancio al limite del fallimento. Non facciamo i finti tonti: lo stato patrimoniale della Pubblica Istruzione e le relative cause sono note da tempo, ma che cosa si è fatto. Nulla, "tanto mi figlio è già all'ultimo anno", "tanto l'Italia è sempre andata così"! Per questo, la movimentazione di massa perde di credibilità. Per non parlare di un Governo che si lamenta delle casse vuote, per poi finanziare l'Alitalia e gli istituti scolastici privati. Ma stiamo veramente facendo la cosa giusta per la scuola? Non sarebbe più necessario un recupero dei ruoli da una parte e dall'altra, un ritorno alle proprie responsabilità, un'attenzione ai segnali di disagio, una reale collaborazione per un fine comune a lungo termine. Se dobbiamo entrare nella scuola non è per occuparla, ma per occuparcene, per rimboccarci le maniche con coraggio, per dimostrare a chi ci segue che sappiamo prenderci delle reali responsabilità. In tutti i ruoli abbiamo perso il senso del bene comune che dobbiamo recupare al più presto per dare un esempio e una speranza alle future generazioni.-

giovedì 25 dicembre 2008

Buon Natale

Le luminarie in città, gli addobbi dell'Ikea, le feste della scuola, "oggi chi sta con i bambini",
i doni sotto l'albero presi in anticipo per evitare file alle casse e comunque qualcosa te lo sei dimenticato,
gli auguri ai colleghi prima di andare a casa, gli sms degli amici vicini e le e.mail di quelli lontano,
il magazzino di Marcone addobbato a festa e affollato di amici, il mascarpone della Barbara,
il pesce alla vigiglia e " una poltrona per due" alla televisione,
la sveglia presto alla mattina nonostante sia festa, la carta dei regali e la sorpresa dei piccoli,
il pandoro pucciato nel latte che sbrodola sotto il mento e la messa con il bambino Gesù,
le nonne che sono felici di esserci questo Natale, ma che si disperano pensando che sia l'ultimo,
un pensiero a Sauro, i buoni propositi di molti e le opere buone di pochi,
il buon umore di Ivo, Raul e Giorgio, Edo che salta addosso a Daniele, Annalisa che abbraccia la Federica,
la mia macchina fotografica e gli album sfogliati sul divano,
il tiramisu della Norma e una puntina di effervescente Brioschi in mezzo bicchiere d'acqua alla sera altrimenti non dormo,
i compiti delle vacanze ancora in pigiama, ma al pomeriggio tutti a fare un giro,
quello che dovevi fare prima della fine dell'anno..... eh va bè
e se anche non sarà per sempre così, comunque e con affetto un Buon Natale a tutti

venerdì 12 dicembre 2008

barbetta

Era un appuntamento frequente. Turnisti, operai, studenti o semplici casalinghe in giro a fare la spesa. Comunque si passava da barbetta. Così lo avevamo definito per la sua folta barba, mai diventata bianca, non molto alto con quel minimo di benessere nel giro vita e la sua andatura da "brisa furia eh". La sua specialità: il trancio di rossa. La sua misura era calibrata sulle mille lire. Entravi in bottega e chiedevi un pezzo da mille con salame piccante o salsa rosa a secondo dei gusti. Quasi tutti quelli sopra i trent'anni la mangiavano senza uscire, tanto per fare due chiacchere con il barbetta ed avere la sua opinione sulla stagione dei funghi in montagna. La moglie arrivava presto ogni mattina a servire dietro il bancone, ma lui era già al forno alle quattro del mattino e tirava dritto fino alla "mezza". Volevo fare delle foto al pane, da utilizzare per un concorso oppure per partecipare ad una mostra fotografica e gli ho chiesto se potevo bisturbarlo. "Vieni quando vuoi, tanto sono qui!". Attrezzatura, pellicola, cavalletto e con via di Corticella ancora al buio, entrai dal retro dove lui mi aspettava. Feci molti scatti mentre lui faticava e non poco. Giunta l'ora di sfornare, prese la paletta e comiciò a stendere il pane sui ripiani. In quel momento si vedeva la soddisfazione nel suo sorriso sotto i baffi. Sviluppo e stampa in bianco e nero e la soddisfazione fu allora la mia. Gli regalai per riconoscenza un bel ingrandimento. Ora il forno di barbetta lo gestiscono due ragazzi, ma la piazza rossa è ancora presente. Solo lui non c'è. Avevo saputo dell'incidente in bicicletta avvenuto non molto lontano dalla bottega. Si era ritirato in pensione da non molto, ma ogni tanto lo si rivedeva da questa parte del bancone. Oggi in bottega ho visto che i ragazzi, che forse una volta erano stati suoi clienti, hanno appeso una foto di un uomo sorridente, vestito di bianco con la paletta in mano davanti al suo forno caldo pieno di pane. E' stato un piacere Renato.

giovedì 20 novembre 2008

giovedì 13 novembre 2008

Una speranza

"Uno straordinario miracolo della medicina, quello compiuto all’ospedale della Berlin Charité Medical university, su un paziente americano affetto da leucemia e Aids. Un trapianto di midollo ha infatti guarito l’uomo da entrambe le gravi malattie.

A diffondere la notizia è stato il Wall Street Journal. A distanza di seicento giorni dall’avvenuto trapianto, il degente non riportava traccia alcuna delle patologie, malgrado avesse interrotto le rispettive terapie farmacologiche.
I medici spiegano questo successo con il particolare tipo di Dna del donatore di midollo, reso immune al virus dell’Hiv, grazie alla creazione di una mutazione genetica indotta da staminali
E’ presto tuttavia per cantare vittoria, dal momento che il virus dell’Hiv sa nascondersi e adattarsi bene e potrebbe essere sopravvissuto nell’organismo del paziente. Nonostante ciò, il caso, senza precedenti nella storia dei trapianti, sembra aprire una speranza concreta per nuove terapie contro l’Aids." trapiantate.

Questa è la notizia e questo è il mio pensiero: qualsiasi persona inserita nella banca dati dei possibili donatori di midollo osseo è certamente lieta di apprendere che la propria disponibilità può migliorare, forse ancora di più, la qualità della vita di un malato spesso terminale. Però questa sperimentazione prevede due aspetti non da poco: la mutazione genetica e l'uso delle cellule staminali. Il mio timore è che questo provochi la coscienza morale e religiosa di medici dediti alla sperimentazione, ovvero alla cura e somministrazione di terapie e nella peggiore delle ipotesi dei donatori di midollo osseo. Sempre più spesso per fatti di cronaca, mi trovo a confrontarmi (e non sempre a scontrarmi) con le posizione che la Chiesa prende sulla tema della vita umana. Trovo davvero difficile prendere una posizione chiara e definitiva, probabilmente per la difficoltà reale di condividere e comprendere la disperazione di un'esistenza limitata da una sofferenza. Da una parte c'è chi chiede ad organi giudiziari di porre fine a una storia e all'opposto chi tenta in un laboratorio di cambiarla. Per quanto scontata, sembra fin troppo semplice chiudere il dilemma con una frase del tipo: " mi ci dovrei trovare per sapere cosa fare". E' scontato che malgrado qualsiasi scomunica possa ipotizzare la Santa Sede, non è pensabile che qualsiasi scienziato non sperimenti le proprie intuizioni scientifiche col fine per lui più giustificato. E nemmeno si può chiedere ad un organo religioso di andare contro la propria fede. Ma si può controllare oppure guidare sui binari del buon senso questo fenomeno? Nello specifico suppongo che le cellule staminali utilizzate per la guarigione di questo paziente non provengano da embrioni, ma non posso nemmeno escludere che il suo successo non sia estraneo da precedenti studi e sperimentazioni su cellule embrionali. Ed infine la mutazione genetica, la facoltà di uno scienziato di modificare il destino di un essere umano già dalla sua condizione fetale? Negare una vita dignitosa priva di malattie geneticamente trasmissibili oppure modificare il DNA per regalare a un genitore un prole di prima scelta in ogni particolare morfologico. Purtroppo il concedere una speranza non può assolutamente escludere l'altra. Sono due facce di una stessa medaglia.

martedì 11 novembre 2008

ironico, ma non troppo

Piccolo (si fà per dire) concorso fotografico fuori dal comune. Infatti non è richiesta una grande perizia con lo scatto. Semplicemente di fare denuncia: con qualsiasi tipo di immagine, digitale, analogica o MMS mostrare l'imballaggio più inutile al mondo. Il tema decisamente mi piace e ne avevo già accennato nel post "entropia". Tenuto conto che ho sempre acquistato macchine fotografiche usate, per me sarebbe un successo riuscire a immortalarne la scatola, magari di quella digitale che non uso mai. Oppure posso fotografare le scatole delle pellicole 35 mm che oramai non si trovano più nemmeno ai supermercati. Ancora meglio, gli antivirus per PC imballati in custodie da vocabolario, per poi contenere solo un CD che a fine anno è già da buttare. Pazzesco.

domenica 9 novembre 2008

giù al Nord


Era da tempo che non andavo al cinema, ma di vedere l'ennesima sagra di Hight School non ne avevo davvero voglia. Così grazie alle multisale, al nulla osta concesso dalle consorti commosse dal supplizio condiviso dai propri mariti, abbiamo deviato nella sala di proiezione di un film francese notevolissimo. Premetto di non essere un amante della cimatografia francese, che a parte "La cena dei cretini" e "Le avventure della pantera rosa" è sempre stata per mio conto un ottimo metodo per combattere l'insonnia. Ma si è ampiamente riscattata. Un commediata semplice fatta sui luoghi comuni, con attori non solo bravi, ma certamenti adatti per la loro fisionomia e per la mimica tipica del linguaggio d'oltralpe. Gran bella serata!

giovedì 6 novembre 2008

la futura generazione


A adesso, cosa ci darà quest'uomo? E' stato nominato, quasi a furor di popolo, a cambiare le sorti dello Stato più potente del mondo e di conseguenza ad influenzare anche le nostre. Certo un effetto positivo lo ha già avuto, perchè negli Stati Uniti era decisamente di moda l'astensionismo alle urne. Se non altro nella partecipazione al voto l'Italia si è trovata, sopratutto ultimamente, in alto alle classifiche mondiali, ma finalmente anche gli americani hanno spento il televisore e sono andati ai seggi senza arrendersi davanti alle lunghe file. Bene, ma adesso. Quanto peso è stato riposto sulle spalle di quest'uomo. Forse gli americani si sono resi conto di essere un poco antipatici al mondo e hanno voluto rinnovare l'immagine? Oppure credono veramente in un cambiamento radicale? Ma qui non si tratta di un'operazione di marketing. Bisogna realmente rimboccarsi le maniche per risalire la china: crisi economica, ambiente, guerre, diritti civili. Se Obama riesce in tutto questo, si merita quanto meno un premio Nobel, ma non è facile. Per certi versi, al sua situazione mi sembra speculare a quella in cui si è trovato Giovanni Paolo II. Perchè, frutto di una notevole personalità, le opere del Magno Karol sono andate ben oltre ogni aspettativa del conclave, modificando addirittura la geopolitica mondiale. Al contrario dal Presidente degli Stati Uniti d'America ci si aspetta tutto e subito. Per quanto sia così antisonante e sinonimo di forza il ruolo istituzionale di questo giovane uomo politico frutto di una nuova generazione, egli dovrà comunque rendere conto a coloro che hanno finanziato la sua campagna elettorale. E' stato così in passato e difficilmente cambierà ora. Il giusto riconoscimento dal mondo se lo meriterà solo quando saprà dire di no. Il peso delle proprie scelte è a volte difficile da affrontare nel nostro quotidiano, figurarsi seduti alla Casa Bianca. Sembra difficile peggiorare l'attuale situazione e anche l'alternanza naturale della storia tra "carestie" e "prosperità" sono a favore di Obama, ma può non bastare a creare le basi di rinascimento. Può avere anche ottime iniziative, ma se non viene seguito dal mondo tali rimangono. Infatti, rispetto alla ormai precedente amministrazione Bush, questo nuovo corso politico dovrà necessariamente rendersi contro che non può imporre le proprie scelte al mondo, ma condividerle e dialogare con tutti, senza più sentirsi minacciato. Questa probalbilmente dovrà essere la dote del nuovo Presidente: saper coinvolgere i leader del mondo in armonia, diffidando anche dai falsi amici che salgono sul carro dei vincitori. In poche parole cercare più la pace che la guerra. Ne abbiamo decisamente bisogno.

venerdì 31 ottobre 2008

i giochi di ed


comet



devilfenix


l'elictricante


la mistica falena


un piccolo mercatino di scambio per tutti i bambini appassionati dei gormiti

giovedì 30 ottobre 2008

astensione forzata

Più di un mese senza blog. Quasi una quarantena provocata da un dissidio con il fornitore del servizio adsl, ma non intendo entrare in desolanti particolari. Voglio solo esternare la mia soddisfazione di esserci di nuovo. qui seduto davanti al monitor, pronto a postare notizie, foto, curiosità o solo pensieri. E' un passatempo che mi è un pò mancato. Un momento per staccare dallo stress del lavoro. Ringrazio comunque chi ha visitato edansilo e chi lo farà ancora.

giovedì 18 settembre 2008

per tania ricetta della piadina

ingredienti: 1Kg di farina, 1 dose di lievito (circa 30gr.), latte quanto basta per impastare (circa 0,5 litri), 1 etto di strutto, 1 cucchiaio di sale, 1 cucchiaino di miele.
preparazione: impastare tra loro tutti gli ingredienti, formare una palla e lasciare riposare per almeno 1 ora l'impasto ottenuto coprendolo con una ciotola di vetro, plastica o con un telo di cotone umido ( non deve passare l'aria). Fare delle piccole palline e stenderle col mattarello.
Ricorda di mantenere l'impasto morbido perchè si tira meglio e non fare le piadine troppo sottili.
Le piadine si cuociono con una pentola antiaderente.

Il Sogno - Primo Tempo

corto amatoriale

Il Sogno - Secondo Tempo

Corto amatoriale

giovedì 4 settembre 2008

40

Yahoo! Avatars
Sono arrivati. Non è che li aspettassi con ansia. Anzi, ci stavo ancora bene con i miei 39. Ma ormai non ci posso fare nulla. Solo prenderne atto. Me li sento tutti, uno sull'altro i miei 40 anni. Sarei un bugiardo se dicessi che non mi pesano. Ma non sono stati poi così male: mi sono tolto le mie soddisfazioni e non mi recrimino nulla. Ho goduto di periodi belli ed ho affrontato quelli meno appaganti. Sono cresciuto con i miei problemi. Per cui mi ritengo un uomo fortunato e mi sono fatto un regalo. Ho creato un avatar, abbastanza somigliante benchè più giovane. L'importante è sorridere anche sotto la pioggia.

sabato 30 agosto 2008

Una notizia che attendevo da un pò

BELLUNO: NELL'AUTO PIENO DI METANO A CASA
La rete di distribuzioneIl Bim ha inaugurato il primo impianto della provincia installato nel piazzale della sede per promuovere uno speciale compressore in grado di erogare il gas anche nei garage. Nell'auto pieno di metano a casa con 9 euro.

Roccon: «Vogliamo incentivare energia pulita per autotrazione, la spesa è ammortizzabile con 20 mila chilometri.
Fare il pieno alla propria auto nel cortile di casa spendendo solo 9 euro, cioè quelli che oggi bastano per percorrere quasi 300 chilometri con un mezzo alimentato a metano.
Da oggi ciò è possibile anche nel Bellunese grazie a uno speciale compressore, prodotto in Canada dalla Honda, che Bim Gestione Servizi Pubblici sta sperimentando sul suo parco auto. Ieri, il presidente Franco Roccon, insieme al prefetto Provvidenza Delfina Raimondo e al consigliere regionale Dario Bond, ha inaugurato il primo impianto della provincia realizzato nel piazzale della sede del Bim in via Tiziano Vecellio. Il compressore -ha spiegato Roccon costa 4.000 euro. Una cifra che, dati i costi della benzina e del gasolio, si ammortizza dopo 20.000 chilometri. Noi non lo commercializziamo ma vogliamo dare l'esempio e incentivare l'uso del metano per autotrazione, più conveniente e più pulito degli altri carburanti, soprattutto in montagna, dove scarseggiano i distributori.

L'apparecchiatura è stata progettata anche per essere installata nei garage, però Haimo Staffler, presidente di Italian Microcompressor Import la ditta altoatesina che importa i compressori dal Canada- lo sconsiglia: Meglio se l'impianto viene posizionato all'esterno, non tanto per motivi legati alla sicurezza ma per questioni tecniche e burocratiche. Collocandolo all'esterno non c'è alcun problema. Staffler parla poi dei vantaggi economici per i cittadini. Con un auto di classe media dice- al distributore stradale per un pieno si spendono circa 9 euro e si percorrono circa 270 chilometri. Lo stesso pieno fatto in casa costa un po' meno, anche se bisogna tenere conto della spesa per l'acquisto del compressore. E' necessario quindi valutare quanti chilometri si percorrono in un anno. E' vero che il metano aumenta, ma la benzina cresce ancor più velocemente. Non ci sono costi di manutenzione da ammortizzare poiché il compressore funziona per almeno 8.000 ore senza necessità di interventi. Inoltre l'acquisto potrebbe non essere necessario: in alcune zone lo proporremo a noleggio con la fornitura del gas. Vedremo comunque con il Bim come muoverci sul fronte commerciale. Il presidente di Imi precisa che non si intende fare concorrenza agli impianti stradali, bensì integrare la rete del metano per auto coprendo quelle zone, soprattutto di montagna, dove mancano i distributori. L'investimento necessario per attivare un distributore per il metano costa 300.000 euro. A tale cifra vanno aggiungersi le notevoli difficoltà burocratiche che rallentano i tempi di realizzazione. Va da sé che in montagna, dove circolano pochissime auto alimentate a gas, sarebbe poco conveniente costruire distributori. Dando la possibilità alle aziende e ai privati di rifornirsi direttamente dalla rete del gas si risolvono tutti i problemi e si incentiva l'utilizzo di un carburante più conveniente e più ecologico.

Andrea Ciprian

Nota: (Fonte: Il gazzettino)

giovedì 21 agosto 2008

Ferrara Buskers


Appuntamento imperdibile per le strade di Ferrara dal 22 al 31 Agosto 2008.
Accorrete gente, arrivano gli artisti di strada per stupirvi.
Rompete il salvadanaio prima di uscire di casa e riempite le tasche di spiccioli per riempire cappelli rovesciati, custodie di strumenti, ma soprattutto date il vostro apprezzamento a girovaghi, musicisti, acrobati e maghi che vengono a rallegrare una calda settimana d'estate.
Una bellissima cornice da riempire con scatti da ricordare.

domenica 10 agosto 2008

Thabor

Il belvedere d'Europa: più di tremila metri d'altitudine per contemplare le cime di tre nazioni. Una decisione apparentamente affrettata da una vacanza di breve durata, in realtà anelata da almeno un paio d'anni. Tra il chiaccherio di una cena tra amici, qualcuno pronuncia il nome di un mito. Si scatena una piccola eccitazione: un'appassionata descrizione dei paesaggi e della fatica di chi ha già fatto questa piccola impresa, aumenta la volontà e favorisce l'adesione di altri commensali. Le previsioni del tempo non sono delle migliori, ma nessuno s' intimorisce più di tanto. Ci vorrebbe solo una piccola "benedizione": Sauro si avvicina al tavolo - Indovina dove vogliamo andare domani?- e lui risponde - al Thabor - e sorride. Decisi si parte: sveglia alle cinque del mattino, caffè, panini, frutta, borracce e cioccolata fondente preparati la sera prima; qualcuno ruba qualcosa di più dalla cucina: non si sa mai ed Elsa ancora dorme. Si riempiono gli zaini, si controlla l'attrezzatura e si spera di non dimenticare nulla, ma si fà anche attenzione a non caricarsi eccessivamente. Al buio saliamo sulle vetture diretti al rifugio "Re Magi", dove ci sono già alcune vetture in sosta. La meta, appena illuminata dalle prime luci dell'alba, ci attende in lontananza. Non sembra così difficile e nemmeno troppo alta, ma la montagna non è mai come appare. Ore 6.40: si parte tutti dietro a Giovanni che conosce i sentieri ed al primo cartello informativo ci fa notare che la destinazione è a solo a cinque ore e trenta di marcia. Sulla strada bianca proseguiamo diritto al bivio del Lago Verde, poi voltiamo per la strada mancina che sale in lieve pendenza. Il gruppo si dirada un poco, ma rimaniamo sempre a vista. Si ode il fruscio d'acqua di alcune cascatelle di un ruscello che ancora non si vede. Ammiro una vallata nuova, fiori aggregati in piccoli gruppi omogenei ed inzio a scattare foto. Rimango attardato, ma gli altri hanno visto la mia attrezatura e sanno che soffro del morbo del fotografo tradizionalista. Attraverso un ponticello di legno su un ruscello di acque limpide ed incrocio un uomo atletico e ben attrezzato, con un passo veloce benchè in discesa; lo saluto come è da tradizione in montagna e guardo l'ora per capire a che ora possa essere partito, ammirando la sua volontà. Il sentiero sale, un pendio in controluce esalta i colori dei fiori. Ai bordi di un nuovo ruscello il gruppo mi attende. Manca Giovanna che a Vito aveva poco prima confidato che sarebbe salita con il suo passo, anche se perderla di vista ci rammarica. Siamo circa ad un terzo del cammino e salendo, se il sole oppure la pioggia ti colpiscono, diventa dura perchè non ci sono grandi ripari ed in solitudine è anche peggio. Piccolo summit, poi si riparte. Subito ci ostacola una frana che ci costringe a scavalcarne i massi, un piccolo guado ed oltre un breve e stretto pendio si apre ad una valle spettacolare circondata dalle creste montagnose, le cui cime, proseguendo sul pratone in salita, sembrano sempre più vicine. Si ha quasi la sensazione di poterle toccare. Si sentono i versi delle marmotte allarmate dalla nostra presenza e provo a fotografarle con il teleobiettivo mentre Vito me le indica. Maledico alla sorte per due turisti che hanno deciso di accamparsi con una tenda rossa vicino ad un lago, le cui acque riflettono le cime montagnose soprastanti. Sicuramente molto romantico passarci la notte e la coppia esce anche dalla tenda per respirare l'aria fresca. Non posso attendere che "sbaracchino tende e burattini", per cui faccio solo uno scatto e spero al ritorno di non ritrovarli. Si risale e si avvicinano i ghiacciai. Armando mi offre un rinforzino al cacao che prima avevavo rifiutato temendo i miei soliti dolori addominali, ma ora accuso la fatica per cui l'accetto volentieri. Arriviamo insieme sotto l'ultimo strappetto. La nostra meta è sempre davanti a noi, con la chiesetta posta in cima ad attenderci. E' stata lì ad osservarci dall'inizio, mentre noi salivamo a testa bassa. - E' una strappo di solo una mezzora, quaranta minuti al massimo - ci aveva avvisato la sera prima Giovanni. Maurizio e Marco lamentano dolori ai polpacci, mentre Armando abituato a portare per le scale delle inferiate da montare alle finestre, riesce con brevi passi a tenere un'andatura costante ed indolore. Arrivo insieme ad Armando al primo ghiacciaio in pendenza da attraversare e decido di documentare l'avvenimento. Cerco un appoggio per la macchina fotografica, Armando si posiziona, faccio partire l'autoscatto e gli corro incontro. Scivolo a gambe all'aria proprio sul click dell'otturatore. Vito ci raggiunge che ancora ridiamo di gusto. Vediamo che sale anche Giovanni e ripartiamo. Armando è decisamente un spanna sopra a tutti, Vito mi accompagna per un pezzo e notiamo altri scalatori che salgano da un altro versante alla nostra sinistra. Rallento e sento le bachette di due ragazzoti francesi alle mie spalle che salgono quasi di corsa. Gli dò strada e ci scambiamo un saluto in francese; mentre li osservo mi apro la zip del maglione per non sudare e mi consola il fatto che hanno almeno ventanni in meno di me. Incroncio i primi sorridenti "discesisti" che questa volta saluto in italiano, concentrato nel mio passo ed assorto ad ascoltare le pulsazioni del mio cuore che aumentano anche a causa dell'altitudine. Mi aggrappo alle bachette, i dolori alle gambe mi fanno scivolare sul ghiaione, ma non cado e non mi arrendo. Prego e spero. Smetto di guardare in alto, tanto quando vado a sbattere sotto la croce di legno sarò certamente arrivato. La pendenza si attenua e credo di essere alla meta, ma mancano ancora venti metri. Mi affretto e sotto i pochi gradini del minuscolo sagrato mi sgancio lo zaino e lo lascio cadere a terra, poi mi stendo sfinito sul pavimento di cemento vicino all'inferiata. Ringrazio il cielo e Armando mi avvisa che non è finita, ma io gli rispondo di andarci lui che poi lo raggiungo, pensando ad uno scherzo. Finalmente apro gli occhi, mi drizzo sulla schiena e mi abbaglia lo spettacolo che mi ero lasciato alle spalle. Mi blocca il respiro e sento la mancanza di quelli rimasti indietro per condividere la meraviglia. Una ragazza francese, mi consenga la sua compatta digitale per fare una foto con le sue amiche coetanee. Senza pronunciare verbo, prendo la macchina fotografica ed arretro per cercare l'inquadratura mentre loro si posizionano abbracciate con la chiesa alle spalle. Faccio due scatti, come mio solito da "fotografo analogico". Mi ringraziano in italiano. Arriva Giovanni che lamenta anch'esso l'irrigidimento ai polpacci; le sue parole mi risvegliano dallo strodimento. Carico un'altro rullino nella Contax, cerco di fare veloce per non perdere la luce migliore, poi realizzo che la luce migliore sarà per sempre nei miei ricordi. In fondo al sentiero arrivano Maurizio e Marco. Un secondo prima non c'erano e la loro apparizione con le nuvole alle spalle mi rasserena ulteriormente. Inquadro il paesaggio e le sue forme, cerco dettagli con il teleobiettivo, innesco il grandangolare per cercare di inglobare più vette possibili, alzo e abbasso la macchina più volte: mi rendo conto che non riesco a rendere onore al mondo visto da lassù. Vorrei descrivere con i miei scatti quello che provo a stare sopra le nuvole, potersi perdere a contare le cime in un orrizzonte infinto. L'inquadratura fotografica mi limita nelle mie intenzioni, ci vorrebbe lo sguardo di un rapace. Nel frattempo le quattro ragazze francesi sono entrate in Chiesa e dopo una preghiera intonano un breve canto. Apprezzo la dote e lo spirito di quelle voci, anche se non comprendo il significato. Giro intorno alla chiesa lungo il sentiero sulla destra e mi rendo conto che Armando prima non scherzava, per cui decido di andare a vedere un'altra fetta di mondo. Un nutrito gruppo di persone sosta in una specie di piccola piazza circolare posta su una cresta. Da quel punto hai un'orrizzonte a 360 gradi. Provo vertigini ad essere così in alto, ma non ho assolutamente paura. Prendo la macchina e cerco particolari lontani con il tele. Come prima mi sento inadeguato e mi rammarico per non aver portato il cavalletto. Forse avrei fatto degli ottimi scatti , ma è impossibile chiudere il mondo in un foglio di carta 12X18. Non sono deluso e nemmeno mi sento fuori luogo, anzi sono orgoglioso di essere arrivato fin lì a fare parte della volontà di Dio. Faccio comunque degli scatti e ritorno alla chiesa dove i miei compagni mi attendono per fare delle foto tutti insieme, grazie all'assistenza di un cugino d'oltralpe che riconpensiamo con con un bicchiere di ottimo vino rosso. Dalla sua tipica mimica transalpina e dal tono delle sue parole capisco che apprezza l'ospitalità offertagli, poi passa il bicchiere ai suoi compagni di viaggio ed inizia uno scambio d'informazioni su distanze e tempi di marcia. Mangiamo e cogliamo l'occasione per scambiarci le impressioni. Ridiamo alle battute e recitiamo a memoria le imitazioni fatte a Viva Radio 2 da Fiorello e Baldini. Da quando ci siamo fermati cominciamo a essere sensibili alla nuova temperatura. Marco mi confida che il suo cardiologo si era raccomandato di non salire troppo ad alte quote, per cui aveva messo nello zaino le sue pillole salvavita. Non mi sembra comunque preoccupato, anzi dopo mangiato trova un gaciglio e entra a far parte del panorama che lo circonda. Io e Maurizio non resistiamo alla tentazione di fotografarlo. Osservo attentamente i volti delle persone che passano e sostano vicino alla chiesa. Rischio come mio solito di apparire maleducato. Purtroppo non resisto nel registrare i particolari più o meno interessanti dei volti delle persone, piuttosto che la gestualità, il tono della voce, l'andatura, la capigliatura oppure l'abbigliamento. Spesso vorrei fotografarli, ma non mi azzardo con gli sconosciuti per non urtare l'altrui sensibilità. Così li guardo e basta. Spesso questa mia attenzione ai particolari mi è stata utile per valutare situazioni al limite con il mio lavoro. In vent'anni di mestiere ho visto documenti consegnati con evidenti tremolii alle mani, occhi lucidi e sguardi vaganti al cielo; ho udito risposte indecise e contradditorie, accenni e sottintesi. Ho imparato a fare le giuste domande per ottenere le giuste risposte. Ma sono arrivato fino qui stanco più nella mente che nel fisico. Non ho grandi doti di mediatore e non sopporto la menzogna. Non voglio arrendermi, ma a volte sono costretto a mandare giù bocconi troppo amari. Allora mi guardo intorno e questo posto e questa compagnia mi tranquilizzano. Appena Marco si risveglia ripartiamo in discesa. Iniziano le comiche. Sono in coda al gruppo e vedo gli altri che si voltano a guardare una strana coppia. Lei in pantaloncini corti, reggiseno da mare, scarpe da tennis e zainetto, lui solo in custome da mare. Appena mi affiancano osservo che è pure scalzo e per osmosi le dita dei miei piedi si ritirano nello scarpone. Un ragazzino strabuzza gli occhi e ride, mentre Giovanni riesce a fotografare la coppia. Arriviamo al ghiacciaio ed Armando propone una strada alternativa. Grazie alle sue qualità di sciatore, riesce a scendere sugli scarponi da montagna senza cadere troppe volte. Maurizio lo segue, poi Vito che è il meno coperto dal freddo del gruppo. La mia presunzione mi spinge a seguirli pensando di potermi aiutare con le bachette. Invece sono il peggio di tutti, tanto che non riesco più a rialzarmi. Mi sono inzuppato i pantaloni e a breve saranno bagnate anche le mutande. Penso che quando salirò sulla Station Wagon di Maurizio gli battezzerò il sedile del passeggero per la gioia di sua moglie. Riesco finalmente a raggiungere il bordo del ghiacciaio ed a rimmettermi in piedi, dove sono già passati Giovanni e Marco che ancora ridono alle nostre spalle. La premura a scendere per evitare un possibile acquazzone mi fa perdere l'equilibrio, per fortuna senza danni. Eccoci nuovamente alla valle mozzafiato, facciamo una breve sosta e ci sediamo sul prato in discesa distanti l'uno dall'altro, ognuno assorto nelle proprie considerazioni. I turisti in tenda sulla riva del lago non ci sono, ma anche il riflesso delle cime sull'acqua non è più lo stesso. Fà niente. Un scatto e mi rilasso con nelle orecchie i versi delle marmotte. Non c'è un orrizzonte, ma particolari vicini e lontani, maestosi oppure microdimensionali da osservare. Pur senza alcun gesto d'intesa riprendiamo la marcia a ritroso, più che altro preoccupati per la pioggia che sembra sempre piuttosto incombente. La discesa potrebbe apparire meno faticosa, ma è solo un'illusione, perchè appena mi fermo le giunture ed i muscoli mi mandano allarmanti segnali. Va peggio a Maurizio che continua la sua andatura limitata da vecchi e nuovi dolori, fintanto che accetta una delle mie bachette per scendere. Giovanni e Vito ci aspettano ad un bivio per una sosta-merenda, proprio vicino ad un folto campo di adolescenti boy scout che sta raccogliendo i propri zaini per mettersi in marcia. Li apprezzo per la loro volontà di vivere in gruppo nella natura, senza tante lametele da ragazzi viziati. Mi rammarico anche di non essermi mai avvicinato a quella realtà, ma il tempo non torna indietro e riconosco di aver goduto comunque di un'adolescenza piuttosto felice. Finalmente siamo ritornati alla partenza e ne approfittiamo per una birra ai Re Magi. Intanto Giovanna ci ha atteso al parcheggio e sembra piuttosto affamata dei particolari ed impressioni sulla nostra gita. Il racconto è breve, anche perchè vorremo rientrare a Sant'Anna prima delle mogli e dei figli, per poterci godere almeno mezzora di riposo prima di essere presi d'assalto dalle domande. Il nostro intento va oltre ogni rosea previsione e le famiglie di rientro ci portano crostatine ed altre specialità da un piccola pasticceria di Nevache. Pensando di esserne l'unico beneficiario divoro i dolci nel sacchetto, ma vengo ripreso dalla delusione di Simona che intendeva spartirli con me. Mi scuso e sono abbastanza convicente, tanto che non mi tiene il muso. Suaro chiama tutti a raccolta per la messa. I bambini si accomodano sui cuscini vicino al piccolo altare, mentre gli adulti entrano in cappella. Osservo la vestizione semplice di Sauro e provo ammirazione per quella figura che per personalità, gesti ed opere si meriterebbe quantomeno di essere una voce di wikipedia. Sauro riesce attirare l'attenzione delle future leve del campo sull'origine biblica del nome Thabor e così descrive a modo suo la trasfigurazione di Gesù, celebrata ogni 6 Agosto. Oggi. Rifletto sulla coincidenza delle date e provo a ricordare se la sera prima qualcuno l'avesse accennata. Mi sforzo di rammentare a chi può essere dato il merito della prima proposta. Nulla. Sembra quasi un'iniziativa nata da per sè. Tutto ciò rende l'evento ancora più aggregante. Sauro chiede di partecipare alla funzione con una nostra impressione sulla giornata. Giovanni si rivolge ai bambini descrivendogli le similitudini tra il passo del vangelo e l'ambientazione nella quale ci trovavamo in cima al Thabor. Apprendo inoltre che le ragazze francesi avevano recitato il medesimo passo prima di dare sfoggio delle loro qualità canore in chiesa. Maurizio racconta della fatica condivisa con Marco e dell'aiuto reciproco con la pratica delle piccole soste: prima ogni cinque passi, poi ogni sette, poi dieci fino in cima. Attendo le altre opinioni prima di esprimermi. Rifletto poi mi decido. Per me è più facile rivolgermi a Sauro, in quanto non ho le qualità dell'oratore, ma è chiaro che le mie parole sono per tutti. Cerco di descrivere le sensazioni provate sopra le nuvole del cielo. Essere dentro al mondo, partecipe ad una volontatà superiore. Non avevo nè dubbi nè timori. In perfetta sintonia, soprattutto perchè non ero solo. Stavo veramente condividendo tutto con tutti. Mi sentivo in pace.

sabato 26 luglio 2008

Rossi vs Stoner

venerdì 4 luglio 2008

Porretta Soul Festival


Fortemente consigliato: dal 17 al 20 Luglio 2008 sull'appennino emiliano un rito tradizionale per gli amanti del Blues e del Soul. Artisti di fama mondiale e locale. Cogliete l'occasione per commentare questo post con le vostre impressioni.

sabato 7 giugno 2008

T9 in rosa

Sarà la fretta dei tempi, sarà la moda di comunicare con i "brevi messaggi di testo", fate voi. Io con gli SMS non ci vado d'accordo, ma a volte trovo qualcosa di comico anche in quello che non gradisco. Per esempio spesso mi trovo a ridere da solo, rendendomi anche ridicolo, quando leggo alcuni messaggi ricevuti da si: le donne, forse non tutte, ma si certamente è tra quelle, pensano che non serva rileggere il messaggio prima di inviarlo al destinatario, in quanto si affidano spregiudicatamente al T9. Probabilmente credono che nel codice binario che lo compone esista un'anima femminile, un ormone informatico che gli permette di leggere nella loro mente fantasiosa. Fatto sta che da tempo ho smesso di cancellarli, perché mi ci sto affezionando ed invito gli altri uomini coniugati a partecipare a questo mia iniziativa, inviando ... certamente in forma anonima, gli SMS ricevuti per alimentare questo post.
Ecco alcuni esempi:
"Sono da S..... che le in portato la roba della just voi come va? Ciao"
(attendiamo con trepidazione quella roba lì!)
"Stasera dopo cena da G..... e S...... va bene? Danni una conferma"
(ti confermo che sono arrivato a casa senza danni per fortuna!)
"Siamo da A...... ceto una cosa e poi arriviamo"
(ceto, ceto, ceto, ma come no!)
"In tutto bene voi come siete andati stamattina"
(in tutto siamo andati bene anche noi)
"I bimbi sono sotto io sono sopra ciao"
(a cosa?)
"Hai preso tv i bimbi"
(si, ma sono andato a scuola a prenderli)
"Sono a racchvon"
(via o piazza)

martedì 20 maggio 2008

Films

the commitments
jackie brown
meditteraneo
kill bill
i soliti ignoti
le iene
i soliti sospetti
funeral party
l'era glaciale
fight club
billy elliot
il grande lebonski
alì
mio fratello è figlio unico
ovo sodo
the polar expresse
crash
fermo immagine da non scordare

lunedì 19 maggio 2008

I giochi di ed

le macchinine


domenica 18 maggio 2008

C'era una volta













e molto altro ci sarà ancora..... un tuffo nei ricordi senza melanconia.