Sia benvenuto ogni visitatore di questo Blog

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curiosi o svogliati, tristi o allegri, sensibili o crudeli
qui troverete immagini, pensieri, riflessioni,
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il tutto condito dalla buona educazione, dall'ironia e dal buon senso nel rispetto del prossimo
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si parte da qui con alcune immagini per vedere dove questo mezzo di comunicazione ci può portare
non per nulla chi usa internet viene definito un .... navigatore

domenica 28 dicembre 2008

Mariastella Gelmini presenta il suo canale su Youtube

Commentando con parenti ed amici le vicissitudini scolastiche di Edoardo ed Annalisa, ci siamo trovati a parlare di Mary Star e della scuola di oggi. Certo questa riforma ha avuto per così dire il privilegio di mettere d'accordo sia gli insegnanti, sia i genitori, che gli alunni contro "il ministro", il quale altro non è che un mero strumento contro i tagli più che autore di una riforma a questo punto più che mai necessaria. In questa storia italiana quello che non mancano sono le ipocresie da entrambi i fronti. Per mia fortuna ho avuto occassione di ascoltare diverse campane da diversi campanili. Fermo restando il disagio degli insegnanti precari, che come altri lavoratori di questo tempo di crisi economica, non possono fare programmi sia breve che a lungo termine e la considerazione che, come in altri ambienti della Pubblica Amministrazione, stiamo pagando gli errori derivanti dagli sprechi sia economici che in risorse umane, i cui responsabili se ne lavano candidamente le mani, non mi dispero all'ipotesi di riforma proposta dalla maggioranza di governo, ma nemmeno me ne rallegro. Potrebbe sembrare sin troppo semplice questo atteggiamento, ma ho fatto alcune considerazioni oggettive. Quello a cui ho assistito prima della riforma, erano genitori la cui preoccupazione principale era quella di inserire i figli nelle classi (moduolo o tempo pieno) più idonee per tipo di orario ai propri impegni, per poi disinteressarsi delle comunicazioni degli insegnanti od addirittura a rivolgersi ad organi giudiziari se il proprio figlio viene punito troppo severamente. Dall'altra parte della barricata (termine quanto mai brutale, ma calzante in talune classi) alcuni insegnanti intimoriti o stanchi di doversi confrontare con rissosi elementi (studenti o genitori che siano) finiscono per arrendersi al loro volere, tanto "finiti questi cinque anni chi ti rivede più!" Ma ora hanno trovato un bene comune da difendere: il proprio orticello di benessere, di intoccabli privilegi. Questi che in passato non hanno avuto il coraggio di impegnarsi per una scuola migliore, ora scendono in piazza ad affiancare coloro che vermanete rischiano il proprio posto di lavoro contro una riforma che è chiaramente dettata da un bilancio al limite del fallimento. Non facciamo i finti tonti: lo stato patrimoniale della Pubblica Istruzione e le relative cause sono note da tempo, ma che cosa si è fatto. Nulla, "tanto mi figlio è già all'ultimo anno", "tanto l'Italia è sempre andata così"! Per questo, la movimentazione di massa perde di credibilità. Per non parlare di un Governo che si lamenta delle casse vuote, per poi finanziare l'Alitalia e gli istituti scolastici privati. Ma stiamo veramente facendo la cosa giusta per la scuola? Non sarebbe più necessario un recupero dei ruoli da una parte e dall'altra, un ritorno alle proprie responsabilità, un'attenzione ai segnali di disagio, una reale collaborazione per un fine comune a lungo termine. Se dobbiamo entrare nella scuola non è per occuparla, ma per occuparcene, per rimboccarci le maniche con coraggio, per dimostrare a chi ci segue che sappiamo prenderci delle reali responsabilità. In tutti i ruoli abbiamo perso il senso del bene comune che dobbiamo recupare al più presto per dare un esempio e una speranza alle future generazioni.-

giovedì 25 dicembre 2008

Buon Natale

Le luminarie in città, gli addobbi dell'Ikea, le feste della scuola, "oggi chi sta con i bambini",
i doni sotto l'albero presi in anticipo per evitare file alle casse e comunque qualcosa te lo sei dimenticato,
gli auguri ai colleghi prima di andare a casa, gli sms degli amici vicini e le e.mail di quelli lontano,
il magazzino di Marcone addobbato a festa e affollato di amici, il mascarpone della Barbara,
il pesce alla vigiglia e " una poltrona per due" alla televisione,
la sveglia presto alla mattina nonostante sia festa, la carta dei regali e la sorpresa dei piccoli,
il pandoro pucciato nel latte che sbrodola sotto il mento e la messa con il bambino Gesù,
le nonne che sono felici di esserci questo Natale, ma che si disperano pensando che sia l'ultimo,
un pensiero a Sauro, i buoni propositi di molti e le opere buone di pochi,
il buon umore di Ivo, Raul e Giorgio, Edo che salta addosso a Daniele, Annalisa che abbraccia la Federica,
la mia macchina fotografica e gli album sfogliati sul divano,
il tiramisu della Norma e una puntina di effervescente Brioschi in mezzo bicchiere d'acqua alla sera altrimenti non dormo,
i compiti delle vacanze ancora in pigiama, ma al pomeriggio tutti a fare un giro,
quello che dovevi fare prima della fine dell'anno..... eh va bè
e se anche non sarà per sempre così, comunque e con affetto un Buon Natale a tutti

venerdì 12 dicembre 2008

barbetta

Era un appuntamento frequente. Turnisti, operai, studenti o semplici casalinghe in giro a fare la spesa. Comunque si passava da barbetta. Così lo avevamo definito per la sua folta barba, mai diventata bianca, non molto alto con quel minimo di benessere nel giro vita e la sua andatura da "brisa furia eh". La sua specialità: il trancio di rossa. La sua misura era calibrata sulle mille lire. Entravi in bottega e chiedevi un pezzo da mille con salame piccante o salsa rosa a secondo dei gusti. Quasi tutti quelli sopra i trent'anni la mangiavano senza uscire, tanto per fare due chiacchere con il barbetta ed avere la sua opinione sulla stagione dei funghi in montagna. La moglie arrivava presto ogni mattina a servire dietro il bancone, ma lui era già al forno alle quattro del mattino e tirava dritto fino alla "mezza". Volevo fare delle foto al pane, da utilizzare per un concorso oppure per partecipare ad una mostra fotografica e gli ho chiesto se potevo bisturbarlo. "Vieni quando vuoi, tanto sono qui!". Attrezzatura, pellicola, cavalletto e con via di Corticella ancora al buio, entrai dal retro dove lui mi aspettava. Feci molti scatti mentre lui faticava e non poco. Giunta l'ora di sfornare, prese la paletta e comiciò a stendere il pane sui ripiani. In quel momento si vedeva la soddisfazione nel suo sorriso sotto i baffi. Sviluppo e stampa in bianco e nero e la soddisfazione fu allora la mia. Gli regalai per riconoscenza un bel ingrandimento. Ora il forno di barbetta lo gestiscono due ragazzi, ma la piazza rossa è ancora presente. Solo lui non c'è. Avevo saputo dell'incidente in bicicletta avvenuto non molto lontano dalla bottega. Si era ritirato in pensione da non molto, ma ogni tanto lo si rivedeva da questa parte del bancone. Oggi in bottega ho visto che i ragazzi, che forse una volta erano stati suoi clienti, hanno appeso una foto di un uomo sorridente, vestito di bianco con la paletta in mano davanti al suo forno caldo pieno di pane. E' stato un piacere Renato.

giovedì 20 novembre 2008

giovedì 13 novembre 2008

Una speranza

"Uno straordinario miracolo della medicina, quello compiuto all’ospedale della Berlin Charité Medical university, su un paziente americano affetto da leucemia e Aids. Un trapianto di midollo ha infatti guarito l’uomo da entrambe le gravi malattie.

A diffondere la notizia è stato il Wall Street Journal. A distanza di seicento giorni dall’avvenuto trapianto, il degente non riportava traccia alcuna delle patologie, malgrado avesse interrotto le rispettive terapie farmacologiche.
I medici spiegano questo successo con il particolare tipo di Dna del donatore di midollo, reso immune al virus dell’Hiv, grazie alla creazione di una mutazione genetica indotta da staminali
E’ presto tuttavia per cantare vittoria, dal momento che il virus dell’Hiv sa nascondersi e adattarsi bene e potrebbe essere sopravvissuto nell’organismo del paziente. Nonostante ciò, il caso, senza precedenti nella storia dei trapianti, sembra aprire una speranza concreta per nuove terapie contro l’Aids." trapiantate.

Questa è la notizia e questo è il mio pensiero: qualsiasi persona inserita nella banca dati dei possibili donatori di midollo osseo è certamente lieta di apprendere che la propria disponibilità può migliorare, forse ancora di più, la qualità della vita di un malato spesso terminale. Però questa sperimentazione prevede due aspetti non da poco: la mutazione genetica e l'uso delle cellule staminali. Il mio timore è che questo provochi la coscienza morale e religiosa di medici dediti alla sperimentazione, ovvero alla cura e somministrazione di terapie e nella peggiore delle ipotesi dei donatori di midollo osseo. Sempre più spesso per fatti di cronaca, mi trovo a confrontarmi (e non sempre a scontrarmi) con le posizione che la Chiesa prende sulla tema della vita umana. Trovo davvero difficile prendere una posizione chiara e definitiva, probabilmente per la difficoltà reale di condividere e comprendere la disperazione di un'esistenza limitata da una sofferenza. Da una parte c'è chi chiede ad organi giudiziari di porre fine a una storia e all'opposto chi tenta in un laboratorio di cambiarla. Per quanto scontata, sembra fin troppo semplice chiudere il dilemma con una frase del tipo: " mi ci dovrei trovare per sapere cosa fare". E' scontato che malgrado qualsiasi scomunica possa ipotizzare la Santa Sede, non è pensabile che qualsiasi scienziato non sperimenti le proprie intuizioni scientifiche col fine per lui più giustificato. E nemmeno si può chiedere ad un organo religioso di andare contro la propria fede. Ma si può controllare oppure guidare sui binari del buon senso questo fenomeno? Nello specifico suppongo che le cellule staminali utilizzate per la guarigione di questo paziente non provengano da embrioni, ma non posso nemmeno escludere che il suo successo non sia estraneo da precedenti studi e sperimentazioni su cellule embrionali. Ed infine la mutazione genetica, la facoltà di uno scienziato di modificare il destino di un essere umano già dalla sua condizione fetale? Negare una vita dignitosa priva di malattie geneticamente trasmissibili oppure modificare il DNA per regalare a un genitore un prole di prima scelta in ogni particolare morfologico. Purtroppo il concedere una speranza non può assolutamente escludere l'altra. Sono due facce di una stessa medaglia.

martedì 11 novembre 2008

ironico, ma non troppo

Piccolo (si fà per dire) concorso fotografico fuori dal comune. Infatti non è richiesta una grande perizia con lo scatto. Semplicemente di fare denuncia: con qualsiasi tipo di immagine, digitale, analogica o MMS mostrare l'imballaggio più inutile al mondo. Il tema decisamente mi piace e ne avevo già accennato nel post "entropia". Tenuto conto che ho sempre acquistato macchine fotografiche usate, per me sarebbe un successo riuscire a immortalarne la scatola, magari di quella digitale che non uso mai. Oppure posso fotografare le scatole delle pellicole 35 mm che oramai non si trovano più nemmeno ai supermercati. Ancora meglio, gli antivirus per PC imballati in custodie da vocabolario, per poi contenere solo un CD che a fine anno è già da buttare. Pazzesco.

domenica 9 novembre 2008

giù al Nord


Era da tempo che non andavo al cinema, ma di vedere l'ennesima sagra di Hight School non ne avevo davvero voglia. Così grazie alle multisale, al nulla osta concesso dalle consorti commosse dal supplizio condiviso dai propri mariti, abbiamo deviato nella sala di proiezione di un film francese notevolissimo. Premetto di non essere un amante della cimatografia francese, che a parte "La cena dei cretini" e "Le avventure della pantera rosa" è sempre stata per mio conto un ottimo metodo per combattere l'insonnia. Ma si è ampiamente riscattata. Un commediata semplice fatta sui luoghi comuni, con attori non solo bravi, ma certamenti adatti per la loro fisionomia e per la mimica tipica del linguaggio d'oltralpe. Gran bella serata!

giovedì 6 novembre 2008

la futura generazione


A adesso, cosa ci darà quest'uomo? E' stato nominato, quasi a furor di popolo, a cambiare le sorti dello Stato più potente del mondo e di conseguenza ad influenzare anche le nostre. Certo un effetto positivo lo ha già avuto, perchè negli Stati Uniti era decisamente di moda l'astensionismo alle urne. Se non altro nella partecipazione al voto l'Italia si è trovata, sopratutto ultimamente, in alto alle classifiche mondiali, ma finalmente anche gli americani hanno spento il televisore e sono andati ai seggi senza arrendersi davanti alle lunghe file. Bene, ma adesso. Quanto peso è stato riposto sulle spalle di quest'uomo. Forse gli americani si sono resi conto di essere un poco antipatici al mondo e hanno voluto rinnovare l'immagine? Oppure credono veramente in un cambiamento radicale? Ma qui non si tratta di un'operazione di marketing. Bisogna realmente rimboccarsi le maniche per risalire la china: crisi economica, ambiente, guerre, diritti civili. Se Obama riesce in tutto questo, si merita quanto meno un premio Nobel, ma non è facile. Per certi versi, al sua situazione mi sembra speculare a quella in cui si è trovato Giovanni Paolo II. Perchè, frutto di una notevole personalità, le opere del Magno Karol sono andate ben oltre ogni aspettativa del conclave, modificando addirittura la geopolitica mondiale. Al contrario dal Presidente degli Stati Uniti d'America ci si aspetta tutto e subito. Per quanto sia così antisonante e sinonimo di forza il ruolo istituzionale di questo giovane uomo politico frutto di una nuova generazione, egli dovrà comunque rendere conto a coloro che hanno finanziato la sua campagna elettorale. E' stato così in passato e difficilmente cambierà ora. Il giusto riconoscimento dal mondo se lo meriterà solo quando saprà dire di no. Il peso delle proprie scelte è a volte difficile da affrontare nel nostro quotidiano, figurarsi seduti alla Casa Bianca. Sembra difficile peggiorare l'attuale situazione e anche l'alternanza naturale della storia tra "carestie" e "prosperità" sono a favore di Obama, ma può non bastare a creare le basi di rinascimento. Può avere anche ottime iniziative, ma se non viene seguito dal mondo tali rimangono. Infatti, rispetto alla ormai precedente amministrazione Bush, questo nuovo corso politico dovrà necessariamente rendersi contro che non può imporre le proprie scelte al mondo, ma condividerle e dialogare con tutti, senza più sentirsi minacciato. Questa probalbilmente dovrà essere la dote del nuovo Presidente: saper coinvolgere i leader del mondo in armonia, diffidando anche dai falsi amici che salgono sul carro dei vincitori. In poche parole cercare più la pace che la guerra. Ne abbiamo decisamente bisogno.

venerdì 31 ottobre 2008

i giochi di ed


comet



devilfenix


l'elictricante


la mistica falena


un piccolo mercatino di scambio per tutti i bambini appassionati dei gormiti

giovedì 30 ottobre 2008

astensione forzata

Più di un mese senza blog. Quasi una quarantena provocata da un dissidio con il fornitore del servizio adsl, ma non intendo entrare in desolanti particolari. Voglio solo esternare la mia soddisfazione di esserci di nuovo. qui seduto davanti al monitor, pronto a postare notizie, foto, curiosità o solo pensieri. E' un passatempo che mi è un pò mancato. Un momento per staccare dallo stress del lavoro. Ringrazio comunque chi ha visitato edansilo e chi lo farà ancora.

giovedì 18 settembre 2008

per tania ricetta della piadina

ingredienti: 1Kg di farina, 1 dose di lievito (circa 30gr.), latte quanto basta per impastare (circa 0,5 litri), 1 etto di strutto, 1 cucchiaio di sale, 1 cucchiaino di miele.
preparazione: impastare tra loro tutti gli ingredienti, formare una palla e lasciare riposare per almeno 1 ora l'impasto ottenuto coprendolo con una ciotola di vetro, plastica o con un telo di cotone umido ( non deve passare l'aria). Fare delle piccole palline e stenderle col mattarello.
Ricorda di mantenere l'impasto morbido perchè si tira meglio e non fare le piadine troppo sottili.
Le piadine si cuociono con una pentola antiaderente.

Il Sogno - Primo Tempo

corto amatoriale

Il Sogno - Secondo Tempo

Corto amatoriale

giovedì 4 settembre 2008

40

Yahoo! Avatars
Sono arrivati. Non è che li aspettassi con ansia. Anzi, ci stavo ancora bene con i miei 39. Ma ormai non ci posso fare nulla. Solo prenderne atto. Me li sento tutti, uno sull'altro i miei 40 anni. Sarei un bugiardo se dicessi che non mi pesano. Ma non sono stati poi così male: mi sono tolto le mie soddisfazioni e non mi recrimino nulla. Ho goduto di periodi belli ed ho affrontato quelli meno appaganti. Sono cresciuto con i miei problemi. Per cui mi ritengo un uomo fortunato e mi sono fatto un regalo. Ho creato un avatar, abbastanza somigliante benchè più giovane. L'importante è sorridere anche sotto la pioggia.

sabato 30 agosto 2008

Una notizia che attendevo da un pò

BELLUNO: NELL'AUTO PIENO DI METANO A CASA
La rete di distribuzioneIl Bim ha inaugurato il primo impianto della provincia installato nel piazzale della sede per promuovere uno speciale compressore in grado di erogare il gas anche nei garage. Nell'auto pieno di metano a casa con 9 euro.

Roccon: «Vogliamo incentivare energia pulita per autotrazione, la spesa è ammortizzabile con 20 mila chilometri.
Fare il pieno alla propria auto nel cortile di casa spendendo solo 9 euro, cioè quelli che oggi bastano per percorrere quasi 300 chilometri con un mezzo alimentato a metano.
Da oggi ciò è possibile anche nel Bellunese grazie a uno speciale compressore, prodotto in Canada dalla Honda, che Bim Gestione Servizi Pubblici sta sperimentando sul suo parco auto. Ieri, il presidente Franco Roccon, insieme al prefetto Provvidenza Delfina Raimondo e al consigliere regionale Dario Bond, ha inaugurato il primo impianto della provincia realizzato nel piazzale della sede del Bim in via Tiziano Vecellio. Il compressore -ha spiegato Roccon costa 4.000 euro. Una cifra che, dati i costi della benzina e del gasolio, si ammortizza dopo 20.000 chilometri. Noi non lo commercializziamo ma vogliamo dare l'esempio e incentivare l'uso del metano per autotrazione, più conveniente e più pulito degli altri carburanti, soprattutto in montagna, dove scarseggiano i distributori.

L'apparecchiatura è stata progettata anche per essere installata nei garage, però Haimo Staffler, presidente di Italian Microcompressor Import la ditta altoatesina che importa i compressori dal Canada- lo sconsiglia: Meglio se l'impianto viene posizionato all'esterno, non tanto per motivi legati alla sicurezza ma per questioni tecniche e burocratiche. Collocandolo all'esterno non c'è alcun problema. Staffler parla poi dei vantaggi economici per i cittadini. Con un auto di classe media dice- al distributore stradale per un pieno si spendono circa 9 euro e si percorrono circa 270 chilometri. Lo stesso pieno fatto in casa costa un po' meno, anche se bisogna tenere conto della spesa per l'acquisto del compressore. E' necessario quindi valutare quanti chilometri si percorrono in un anno. E' vero che il metano aumenta, ma la benzina cresce ancor più velocemente. Non ci sono costi di manutenzione da ammortizzare poiché il compressore funziona per almeno 8.000 ore senza necessità di interventi. Inoltre l'acquisto potrebbe non essere necessario: in alcune zone lo proporremo a noleggio con la fornitura del gas. Vedremo comunque con il Bim come muoverci sul fronte commerciale. Il presidente di Imi precisa che non si intende fare concorrenza agli impianti stradali, bensì integrare la rete del metano per auto coprendo quelle zone, soprattutto di montagna, dove mancano i distributori. L'investimento necessario per attivare un distributore per il metano costa 300.000 euro. A tale cifra vanno aggiungersi le notevoli difficoltà burocratiche che rallentano i tempi di realizzazione. Va da sé che in montagna, dove circolano pochissime auto alimentate a gas, sarebbe poco conveniente costruire distributori. Dando la possibilità alle aziende e ai privati di rifornirsi direttamente dalla rete del gas si risolvono tutti i problemi e si incentiva l'utilizzo di un carburante più conveniente e più ecologico.

Andrea Ciprian

Nota: (Fonte: Il gazzettino)

giovedì 21 agosto 2008

Ferrara Buskers


Appuntamento imperdibile per le strade di Ferrara dal 22 al 31 Agosto 2008.
Accorrete gente, arrivano gli artisti di strada per stupirvi.
Rompete il salvadanaio prima di uscire di casa e riempite le tasche di spiccioli per riempire cappelli rovesciati, custodie di strumenti, ma soprattutto date il vostro apprezzamento a girovaghi, musicisti, acrobati e maghi che vengono a rallegrare una calda settimana d'estate.
Una bellissima cornice da riempire con scatti da ricordare.

domenica 10 agosto 2008

Thabor

Il belvedere d'Europa: più di tremila metri d'altitudine per contemplare le cime di tre nazioni. Una decisione apparentamente affrettata da una vacanza di breve durata, in realtà anelata da almeno un paio d'anni. Tra il chiaccherio di una cena tra amici, qualcuno pronuncia il nome di un mito. Si scatena una piccola eccitazione: un'appassionata descrizione dei paesaggi e della fatica di chi ha già fatto questa piccola impresa, aumenta la volontà e favorisce l'adesione di altri commensali. Le previsioni del tempo non sono delle migliori, ma nessuno s' intimorisce più di tanto. Ci vorrebbe solo una piccola "benedizione": Sauro si avvicina al tavolo - Indovina dove vogliamo andare domani?- e lui risponde - al Thabor - e sorride. Decisi si parte: sveglia alle cinque del mattino, caffè, panini, frutta, borracce e cioccolata fondente preparati la sera prima; qualcuno ruba qualcosa di più dalla cucina: non si sa mai ed Elsa ancora dorme. Si riempiono gli zaini, si controlla l'attrezzatura e si spera di non dimenticare nulla, ma si fà anche attenzione a non caricarsi eccessivamente. Al buio saliamo sulle vetture diretti al rifugio "Re Magi", dove ci sono già alcune vetture in sosta. La meta, appena illuminata dalle prime luci dell'alba, ci attende in lontananza. Non sembra così difficile e nemmeno troppo alta, ma la montagna non è mai come appare. Ore 6.40: si parte tutti dietro a Giovanni che conosce i sentieri ed al primo cartello informativo ci fa notare che la destinazione è a solo a cinque ore e trenta di marcia. Sulla strada bianca proseguiamo diritto al bivio del Lago Verde, poi voltiamo per la strada mancina che sale in lieve pendenza. Il gruppo si dirada un poco, ma rimaniamo sempre a vista. Si ode il fruscio d'acqua di alcune cascatelle di un ruscello che ancora non si vede. Ammiro una vallata nuova, fiori aggregati in piccoli gruppi omogenei ed inzio a scattare foto. Rimango attardato, ma gli altri hanno visto la mia attrezatura e sanno che soffro del morbo del fotografo tradizionalista. Attraverso un ponticello di legno su un ruscello di acque limpide ed incrocio un uomo atletico e ben attrezzato, con un passo veloce benchè in discesa; lo saluto come è da tradizione in montagna e guardo l'ora per capire a che ora possa essere partito, ammirando la sua volontà. Il sentiero sale, un pendio in controluce esalta i colori dei fiori. Ai bordi di un nuovo ruscello il gruppo mi attende. Manca Giovanna che a Vito aveva poco prima confidato che sarebbe salita con il suo passo, anche se perderla di vista ci rammarica. Siamo circa ad un terzo del cammino e salendo, se il sole oppure la pioggia ti colpiscono, diventa dura perchè non ci sono grandi ripari ed in solitudine è anche peggio. Piccolo summit, poi si riparte. Subito ci ostacola una frana che ci costringe a scavalcarne i massi, un piccolo guado ed oltre un breve e stretto pendio si apre ad una valle spettacolare circondata dalle creste montagnose, le cui cime, proseguendo sul pratone in salita, sembrano sempre più vicine. Si ha quasi la sensazione di poterle toccare. Si sentono i versi delle marmotte allarmate dalla nostra presenza e provo a fotografarle con il teleobiettivo mentre Vito me le indica. Maledico alla sorte per due turisti che hanno deciso di accamparsi con una tenda rossa vicino ad un lago, le cui acque riflettono le cime montagnose soprastanti. Sicuramente molto romantico passarci la notte e la coppia esce anche dalla tenda per respirare l'aria fresca. Non posso attendere che "sbaracchino tende e burattini", per cui faccio solo uno scatto e spero al ritorno di non ritrovarli. Si risale e si avvicinano i ghiacciai. Armando mi offre un rinforzino al cacao che prima avevavo rifiutato temendo i miei soliti dolori addominali, ma ora accuso la fatica per cui l'accetto volentieri. Arriviamo insieme sotto l'ultimo strappetto. La nostra meta è sempre davanti a noi, con la chiesetta posta in cima ad attenderci. E' stata lì ad osservarci dall'inizio, mentre noi salivamo a testa bassa. - E' una strappo di solo una mezzora, quaranta minuti al massimo - ci aveva avvisato la sera prima Giovanni. Maurizio e Marco lamentano dolori ai polpacci, mentre Armando abituato a portare per le scale delle inferiate da montare alle finestre, riesce con brevi passi a tenere un'andatura costante ed indolore. Arrivo insieme ad Armando al primo ghiacciaio in pendenza da attraversare e decido di documentare l'avvenimento. Cerco un appoggio per la macchina fotografica, Armando si posiziona, faccio partire l'autoscatto e gli corro incontro. Scivolo a gambe all'aria proprio sul click dell'otturatore. Vito ci raggiunge che ancora ridiamo di gusto. Vediamo che sale anche Giovanni e ripartiamo. Armando è decisamente un spanna sopra a tutti, Vito mi accompagna per un pezzo e notiamo altri scalatori che salgano da un altro versante alla nostra sinistra. Rallento e sento le bachette di due ragazzoti francesi alle mie spalle che salgono quasi di corsa. Gli dò strada e ci scambiamo un saluto in francese; mentre li osservo mi apro la zip del maglione per non sudare e mi consola il fatto che hanno almeno ventanni in meno di me. Incroncio i primi sorridenti "discesisti" che questa volta saluto in italiano, concentrato nel mio passo ed assorto ad ascoltare le pulsazioni del mio cuore che aumentano anche a causa dell'altitudine. Mi aggrappo alle bachette, i dolori alle gambe mi fanno scivolare sul ghiaione, ma non cado e non mi arrendo. Prego e spero. Smetto di guardare in alto, tanto quando vado a sbattere sotto la croce di legno sarò certamente arrivato. La pendenza si attenua e credo di essere alla meta, ma mancano ancora venti metri. Mi affretto e sotto i pochi gradini del minuscolo sagrato mi sgancio lo zaino e lo lascio cadere a terra, poi mi stendo sfinito sul pavimento di cemento vicino all'inferiata. Ringrazio il cielo e Armando mi avvisa che non è finita, ma io gli rispondo di andarci lui che poi lo raggiungo, pensando ad uno scherzo. Finalmente apro gli occhi, mi drizzo sulla schiena e mi abbaglia lo spettacolo che mi ero lasciato alle spalle. Mi blocca il respiro e sento la mancanza di quelli rimasti indietro per condividere la meraviglia. Una ragazza francese, mi consenga la sua compatta digitale per fare una foto con le sue amiche coetanee. Senza pronunciare verbo, prendo la macchina fotografica ed arretro per cercare l'inquadratura mentre loro si posizionano abbracciate con la chiesa alle spalle. Faccio due scatti, come mio solito da "fotografo analogico". Mi ringraziano in italiano. Arriva Giovanni che lamenta anch'esso l'irrigidimento ai polpacci; le sue parole mi risvegliano dallo strodimento. Carico un'altro rullino nella Contax, cerco di fare veloce per non perdere la luce migliore, poi realizzo che la luce migliore sarà per sempre nei miei ricordi. In fondo al sentiero arrivano Maurizio e Marco. Un secondo prima non c'erano e la loro apparizione con le nuvole alle spalle mi rasserena ulteriormente. Inquadro il paesaggio e le sue forme, cerco dettagli con il teleobiettivo, innesco il grandangolare per cercare di inglobare più vette possibili, alzo e abbasso la macchina più volte: mi rendo conto che non riesco a rendere onore al mondo visto da lassù. Vorrei descrivere con i miei scatti quello che provo a stare sopra le nuvole, potersi perdere a contare le cime in un orrizzonte infinto. L'inquadratura fotografica mi limita nelle mie intenzioni, ci vorrebbe lo sguardo di un rapace. Nel frattempo le quattro ragazze francesi sono entrate in Chiesa e dopo una preghiera intonano un breve canto. Apprezzo la dote e lo spirito di quelle voci, anche se non comprendo il significato. Giro intorno alla chiesa lungo il sentiero sulla destra e mi rendo conto che Armando prima non scherzava, per cui decido di andare a vedere un'altra fetta di mondo. Un nutrito gruppo di persone sosta in una specie di piccola piazza circolare posta su una cresta. Da quel punto hai un'orrizzonte a 360 gradi. Provo vertigini ad essere così in alto, ma non ho assolutamente paura. Prendo la macchina e cerco particolari lontani con il tele. Come prima mi sento inadeguato e mi rammarico per non aver portato il cavalletto. Forse avrei fatto degli ottimi scatti , ma è impossibile chiudere il mondo in un foglio di carta 12X18. Non sono deluso e nemmeno mi sento fuori luogo, anzi sono orgoglioso di essere arrivato fin lì a fare parte della volontà di Dio. Faccio comunque degli scatti e ritorno alla chiesa dove i miei compagni mi attendono per fare delle foto tutti insieme, grazie all'assistenza di un cugino d'oltralpe che riconpensiamo con con un bicchiere di ottimo vino rosso. Dalla sua tipica mimica transalpina e dal tono delle sue parole capisco che apprezza l'ospitalità offertagli, poi passa il bicchiere ai suoi compagni di viaggio ed inizia uno scambio d'informazioni su distanze e tempi di marcia. Mangiamo e cogliamo l'occasione per scambiarci le impressioni. Ridiamo alle battute e recitiamo a memoria le imitazioni fatte a Viva Radio 2 da Fiorello e Baldini. Da quando ci siamo fermati cominciamo a essere sensibili alla nuova temperatura. Marco mi confida che il suo cardiologo si era raccomandato di non salire troppo ad alte quote, per cui aveva messo nello zaino le sue pillole salvavita. Non mi sembra comunque preoccupato, anzi dopo mangiato trova un gaciglio e entra a far parte del panorama che lo circonda. Io e Maurizio non resistiamo alla tentazione di fotografarlo. Osservo attentamente i volti delle persone che passano e sostano vicino alla chiesa. Rischio come mio solito di apparire maleducato. Purtroppo non resisto nel registrare i particolari più o meno interessanti dei volti delle persone, piuttosto che la gestualità, il tono della voce, l'andatura, la capigliatura oppure l'abbigliamento. Spesso vorrei fotografarli, ma non mi azzardo con gli sconosciuti per non urtare l'altrui sensibilità. Così li guardo e basta. Spesso questa mia attenzione ai particolari mi è stata utile per valutare situazioni al limite con il mio lavoro. In vent'anni di mestiere ho visto documenti consegnati con evidenti tremolii alle mani, occhi lucidi e sguardi vaganti al cielo; ho udito risposte indecise e contradditorie, accenni e sottintesi. Ho imparato a fare le giuste domande per ottenere le giuste risposte. Ma sono arrivato fino qui stanco più nella mente che nel fisico. Non ho grandi doti di mediatore e non sopporto la menzogna. Non voglio arrendermi, ma a volte sono costretto a mandare giù bocconi troppo amari. Allora mi guardo intorno e questo posto e questa compagnia mi tranquilizzano. Appena Marco si risveglia ripartiamo in discesa. Iniziano le comiche. Sono in coda al gruppo e vedo gli altri che si voltano a guardare una strana coppia. Lei in pantaloncini corti, reggiseno da mare, scarpe da tennis e zainetto, lui solo in custome da mare. Appena mi affiancano osservo che è pure scalzo e per osmosi le dita dei miei piedi si ritirano nello scarpone. Un ragazzino strabuzza gli occhi e ride, mentre Giovanni riesce a fotografare la coppia. Arriviamo al ghiacciaio ed Armando propone una strada alternativa. Grazie alle sue qualità di sciatore, riesce a scendere sugli scarponi da montagna senza cadere troppe volte. Maurizio lo segue, poi Vito che è il meno coperto dal freddo del gruppo. La mia presunzione mi spinge a seguirli pensando di potermi aiutare con le bachette. Invece sono il peggio di tutti, tanto che non riesco più a rialzarmi. Mi sono inzuppato i pantaloni e a breve saranno bagnate anche le mutande. Penso che quando salirò sulla Station Wagon di Maurizio gli battezzerò il sedile del passeggero per la gioia di sua moglie. Riesco finalmente a raggiungere il bordo del ghiacciaio ed a rimmettermi in piedi, dove sono già passati Giovanni e Marco che ancora ridono alle nostre spalle. La premura a scendere per evitare un possibile acquazzone mi fa perdere l'equilibrio, per fortuna senza danni. Eccoci nuovamente alla valle mozzafiato, facciamo una breve sosta e ci sediamo sul prato in discesa distanti l'uno dall'altro, ognuno assorto nelle proprie considerazioni. I turisti in tenda sulla riva del lago non ci sono, ma anche il riflesso delle cime sull'acqua non è più lo stesso. Fà niente. Un scatto e mi rilasso con nelle orecchie i versi delle marmotte. Non c'è un orrizzonte, ma particolari vicini e lontani, maestosi oppure microdimensionali da osservare. Pur senza alcun gesto d'intesa riprendiamo la marcia a ritroso, più che altro preoccupati per la pioggia che sembra sempre piuttosto incombente. La discesa potrebbe apparire meno faticosa, ma è solo un'illusione, perchè appena mi fermo le giunture ed i muscoli mi mandano allarmanti segnali. Va peggio a Maurizio che continua la sua andatura limitata da vecchi e nuovi dolori, fintanto che accetta una delle mie bachette per scendere. Giovanni e Vito ci aspettano ad un bivio per una sosta-merenda, proprio vicino ad un folto campo di adolescenti boy scout che sta raccogliendo i propri zaini per mettersi in marcia. Li apprezzo per la loro volontà di vivere in gruppo nella natura, senza tante lametele da ragazzi viziati. Mi rammarico anche di non essermi mai avvicinato a quella realtà, ma il tempo non torna indietro e riconosco di aver goduto comunque di un'adolescenza piuttosto felice. Finalmente siamo ritornati alla partenza e ne approfittiamo per una birra ai Re Magi. Intanto Giovanna ci ha atteso al parcheggio e sembra piuttosto affamata dei particolari ed impressioni sulla nostra gita. Il racconto è breve, anche perchè vorremo rientrare a Sant'Anna prima delle mogli e dei figli, per poterci godere almeno mezzora di riposo prima di essere presi d'assalto dalle domande. Il nostro intento va oltre ogni rosea previsione e le famiglie di rientro ci portano crostatine ed altre specialità da un piccola pasticceria di Nevache. Pensando di esserne l'unico beneficiario divoro i dolci nel sacchetto, ma vengo ripreso dalla delusione di Simona che intendeva spartirli con me. Mi scuso e sono abbastanza convicente, tanto che non mi tiene il muso. Suaro chiama tutti a raccolta per la messa. I bambini si accomodano sui cuscini vicino al piccolo altare, mentre gli adulti entrano in cappella. Osservo la vestizione semplice di Sauro e provo ammirazione per quella figura che per personalità, gesti ed opere si meriterebbe quantomeno di essere una voce di wikipedia. Sauro riesce attirare l'attenzione delle future leve del campo sull'origine biblica del nome Thabor e così descrive a modo suo la trasfigurazione di Gesù, celebrata ogni 6 Agosto. Oggi. Rifletto sulla coincidenza delle date e provo a ricordare se la sera prima qualcuno l'avesse accennata. Mi sforzo di rammentare a chi può essere dato il merito della prima proposta. Nulla. Sembra quasi un'iniziativa nata da per sè. Tutto ciò rende l'evento ancora più aggregante. Sauro chiede di partecipare alla funzione con una nostra impressione sulla giornata. Giovanni si rivolge ai bambini descrivendogli le similitudini tra il passo del vangelo e l'ambientazione nella quale ci trovavamo in cima al Thabor. Apprendo inoltre che le ragazze francesi avevano recitato il medesimo passo prima di dare sfoggio delle loro qualità canore in chiesa. Maurizio racconta della fatica condivisa con Marco e dell'aiuto reciproco con la pratica delle piccole soste: prima ogni cinque passi, poi ogni sette, poi dieci fino in cima. Attendo le altre opinioni prima di esprimermi. Rifletto poi mi decido. Per me è più facile rivolgermi a Sauro, in quanto non ho le qualità dell'oratore, ma è chiaro che le mie parole sono per tutti. Cerco di descrivere le sensazioni provate sopra le nuvole del cielo. Essere dentro al mondo, partecipe ad una volontatà superiore. Non avevo nè dubbi nè timori. In perfetta sintonia, soprattutto perchè non ero solo. Stavo veramente condividendo tutto con tutti. Mi sentivo in pace.

sabato 26 luglio 2008

Rossi vs Stoner

venerdì 4 luglio 2008

Porretta Soul Festival


Fortemente consigliato: dal 17 al 20 Luglio 2008 sull'appennino emiliano un rito tradizionale per gli amanti del Blues e del Soul. Artisti di fama mondiale e locale. Cogliete l'occasione per commentare questo post con le vostre impressioni.

sabato 7 giugno 2008

T9 in rosa

Sarà la fretta dei tempi, sarà la moda di comunicare con i "brevi messaggi di testo", fate voi. Io con gli SMS non ci vado d'accordo, ma a volte trovo qualcosa di comico anche in quello che non gradisco. Per esempio spesso mi trovo a ridere da solo, rendendomi anche ridicolo, quando leggo alcuni messaggi ricevuti da si: le donne, forse non tutte, ma si certamente è tra quelle, pensano che non serva rileggere il messaggio prima di inviarlo al destinatario, in quanto si affidano spregiudicatamente al T9. Probabilmente credono che nel codice binario che lo compone esista un'anima femminile, un ormone informatico che gli permette di leggere nella loro mente fantasiosa. Fatto sta che da tempo ho smesso di cancellarli, perché mi ci sto affezionando ed invito gli altri uomini coniugati a partecipare a questo mia iniziativa, inviando ... certamente in forma anonima, gli SMS ricevuti per alimentare questo post.
Ecco alcuni esempi:
"Sono da S..... che le in portato la roba della just voi come va? Ciao"
(attendiamo con trepidazione quella roba lì!)
"Stasera dopo cena da G..... e S...... va bene? Danni una conferma"
(ti confermo che sono arrivato a casa senza danni per fortuna!)
"Siamo da A...... ceto una cosa e poi arriviamo"
(ceto, ceto, ceto, ma come no!)
"In tutto bene voi come siete andati stamattina"
(in tutto siamo andati bene anche noi)
"I bimbi sono sotto io sono sopra ciao"
(a cosa?)
"Hai preso tv i bimbi"
(si, ma sono andato a scuola a prenderli)
"Sono a racchvon"
(via o piazza)

martedì 20 maggio 2008

Films

the commitments
jackie brown
meditteraneo
kill bill
i soliti ignoti
le iene
i soliti sospetti
funeral party
l'era glaciale
fight club
billy elliot
il grande lebonski
alì
mio fratello è figlio unico
ovo sodo
the polar expresse
crash
fermo immagine da non scordare

lunedì 19 maggio 2008

I giochi di ed

le macchinine


domenica 18 maggio 2008

C'era una volta













e molto altro ci sarà ancora..... un tuffo nei ricordi senza melanconia.

mercoledì 14 maggio 2008

martedì 29 aprile 2008

Idrogeno

Una buona notizia. Per la serie.... quando c'è la volontà! Finalmente sta arrivando l'idrogeno. La novella arriva da Arezzo, dove volenterosi enti pubblici e privati, associandosi per un bene comune e con l'occhio puntato sul futuro, hanno costruito un sito di stoccaggio di idrogeno, con una rete di diramazione per le aziende orafe del luogo, per le quali questo gas è essenziale. Da questo punto di partenza, l'obbiettivo è quello di arrivare ad utilizzare a pieno una fonte di energia ecologica per distaccarsi anche nella mobilità, nell'eletticità e nel calore dalla dipedenza dal petrolio. Forza allora che l'obiettivo non è lontano e se per una volta ci arrivassimo prima degli altri, potremmo pure guadagnarci. Quello che possimo fare è togliere quel velo di disfattismo che tanto fa piacere alle multinazionali, diffondendo la notizia il più possibile con il passaparola via internet.

giovedì 17 aprile 2008

Misha

Il mio gatto Misha è agile e snello.
E' di colore nero, ma la pancia, il sottogola e i piedini sono bianchi.
E' sporcaccione e un pò maleducato perchè fa spesso i suoi bisogni sulle cose a cui i miei genitori tengono di più e per casa.
Gli piace mangiare la carne e i croccantini ma mangia pochissimo, ma poi la notte miagola per dire che ha fame.
A volte salta sul letto dei miei e dormicchia lì, anche se ha un cuscino a forma di topo che gli abbiamo regalto a Natale.
Alcune volte và sul divano e lì dormicchia o si fa le unghie.
Gli facciamo raramente le coccole perchè a volte non se le merita.

Il maestro Gianluca ha scritto:
Ottimo lavoro e corri a fare le coccole al micio.

giovedì 3 aprile 2008

Presuntuoso

Per avere qualche ispirazione per postare in questo blog ho visionato altri blog. Ho raccolto tante notizie interessanti, ma anche tanti "guru" introversi presuntuosi fascinosi eccetera ed eccetera. Non ci voglio cadere anch'io, quindi faccio una precisazione. Il blog non è un diario. Sembra che lo sia. Ma non è così. Il diario è personale, il blog lo condividi, anzi se puoi lo pubblicizzi. Il diario è un discorso solotario, a volte sincero, sempre segreto. Il blog è vanitoso, presuntuoso, un compiacimento per piacere e viceversa. E' tonificante piacere agli altri, salvo puoi scoprire che agli altri non piacciono gli imitatori. Sul diario puoi scrivere anche delle falsità, ma te ne rendi conto mentre la penna incide la carta. Sul blog rischi di essere un'altro. Il blog deve essere considerato un passatempo divertente, un modo per condividere iniziative, arte, immagini, suoni, video. Ma se scrivi sul blog, non puoi farlo per cercare delle certezze, perchè già ci devi credere in quello che posti. Abbiamo tutti bisogno di relazionarci con gli altri, ma farlo con un pc è già una sconfitta. Meglio cliccare su "arresta il sistema", uscire di casa e metterci la faccia.

lunedì 17 marzo 2008

Libera

La scorsa settimana, Bari è stata eletta capitale europea delle lotte alle mafie. In questa occassione si sono riuniti i movimenti impegnati non solo in Italia, in attività di contrasto per migliorare questo mondo. Oltre a ricordare in una processione i nomi di coloro che hanno dato la vita per questo impegno sociale, nel nostro quotidiano possiamo comunque esserci senza essere eroi. Tante aziende e beni confiscati alla mafia sono oggi gestiti da associazioni che producono prodotti alimentari di vario genere. Forse non godono nei nostri supermercati di espositori posti al centro dei singoli reparti, ma anche se ci costerà un poco di fatica, perchè non presentarsi ad una cena da amici con un buon vino marchiato "libera". Un piccolo aiuto per coltivare un buon proposito e sostenere l'impegno di pochi.

giovedì 13 marzo 2008

Cover

L'artista non cura solo la propria opera, ma anche la confezione, l'immagine che meglio può rappresentarlo. Foto, musica e cinema sono intimamente legate. Per questo ho iniziato ad apprezzare e collezionare alcune cover di miti della musica, che non sanno solo stare su un palco, ma anche davanti un obbiettivo.
lo.