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venerdì 10 aprile 2009

Ricominciare

Potrei apparire provocatorio e questo argomento certamente a molti non piace. Penso al terremoto in Abruzzo, dove tra l'altro mi è capitato di trascorrere periodi molto belli e sereni, tra arte e natura, ora in parte da ricostruire, con tutto l'orgoglio, la perserveranza ed il coraggio della gente di quei luoghi. Però un aiuto che va oltre al denaro, dato da persone invisibili che vogliono emergere perchè non dovrebbe essere consentito? In questo caso mi riferisco agli stranieri irregolari, assoldati dal caporalato in agricoltura ed edilizia per farli rimanere nella loro clandestinità onde sfruttarne i guadagni a basso costo. L'impegno civile per la ricosctruzione non ha pelle e non ha razza. Infatti, è capitato di aver ricevuto anche delle lezioni da questa gente: un pazzo in una stazione ferroviaria uccide in pieno giorno a martellate una donna che neanche conosceva; molti hanno visto e non sono intervenuti, tranne due clandestini africani che hanmno fermato l'autore del delitto e lo hanno consegnato alla Polizia. Sono coloro che non hanno denaro da donare a Bertolaso, ma solo braccia e volontà. Abbiamo un motore nascosto che non vede l'ora di essere montato sugli escavatori, sulle gru, sulle betoniere della ricosctruzione. In cambio potrebbero ottenere un permesso di soggiorno, un possibilità di vita migliore, non un indulto, ma un'emersione dallo sfruttamento della malavita. Semplicemente cogliere un'occasione per migliore questo paese mostrando solidarietà e buon senso. Possiamo rimette in piedi l'Abruzzo prima di quando si possa immaginare!

sabato 4 aprile 2009

Caccia il fucile

Dal Senato della Repubblica parte in questi giorni uno dei più gravi attacchi alla Natura, agli animali selvatici, ai parchi, alla nostra stessa sicurezza: un disegno di legge di totale liberalizzazione della caccia. E' firmato dal senatore Franco Orsi.
Animali usati come zimbelli, caccia nei parchi, riduzione delle aree protette, abbattimenti di orsi, lupi, cani e gatti vaganti e tante altre nefandezze.
La legge 157/1992, l'unica legge che tutela direttamente la fauna selvatica nel nostro Paese, sta per essere fatta a pezzi.
Questa la lista degli orrori.

• Sparisce l'interesse della comunità nazionale e internazionale per la tutela della fauna
L'Italia ha un patrimonio indisponibile, che è quello degli animali selvatici, alla cui tutela non è più interessato!
• Scompare la definizione di specie superprotette
Animali come il Lupo, l'Orso, le aquile, i fenicotteri, i cigni, le cicogne e tanti altri, in Italia non godranno più delle particolari protezioni previste dalla normativa comunitaria e internazionale.
• Si apre la caccia lungo le rotte di migrazione
Un fatto che arrecherà grande disturbo e incentiverà il bracconaggio, in aree molto importanti per il delicatissimo viaggio e la sosta degli uccelli migratori.
• Totale liberalizzazione dei richiami vivi
Sapete cosa sono i richiami vivi? Gli uccelli tenuti "prigionieri" in piccolissime gabbie per attirarne altri. Già oggi questa pessima pratica è consentita, seppure con limitazioni. Ma il senatore Orsi vuole liberalizzarla totalmente. Sarà possibile detenerne e utilizzarne un numero illimitato.
Spariranno gli anelli di riconoscimento per i richiami vivi. Sarà sufficiente un certificato. Uno per tutti! Tutte le specie di uccelli, cacciabili o non cacciabili, potranno essere usate come richiami vivi. Anche le peppole, i fringuelli, i pettirossi, ecc.
• 700 mila imbalsamatori
I cacciatori diventeranno automaticamente tassidermisti, senza dover rispettare alcuna procedura. Animali uccisi e imbalsamati senza regole. Quanti bracconieri entreranno in azione per catturare illegalmente animali selvatici e imbalsamarli?
• Mortificata la ricerca scientifica
L'Autorità scientifica di riferimento per lo Stato (l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, oggi ISPRA) rischia di essere completamente sostituta da istituti regionali.
Gli istituti regionali rilasceranno pareri su materie di rilevanza nazionale e comunitaria.
Potenziale impossibilità di effettuare studi, ricerche e individuazione di standard uniformi sul territorio nazionale.
• Si apre la caccia nei parchi a specie non cacciabili
Un'incredibile formulazione del Testo Orsi rende possibile la caccia in deroga (cioè la caccia alle specie non cacciabili) addirittura nei Parchi e nelle altre aree protette!
Saranno punite le regioni che proteggono oltre il 30% del territorio regionale!
Norma offensiva! Chi protegge "troppa" natura sarà punito. Come se creare parchi dove la gente e gli animali possano vivere e muoversi sereni, fosse un reato!
• Licenza di caccia a 16 anni
Invece che educare i ragazzi al rispetto, ecco a voi i fucili
• Leggi regionali per cacciare specie non cacciabili
Non sono bastate quattro procedure di infrazione dell'Unione europea, non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi regalerà a Veneto e Lombardia, ovvero agli ultrà della caccia, la possibilità di continuare a cacciare specie non cacciabili, e di farlo con leggi regionali. E le multe europee le pagheremo noi!
• Caccia con neve e ghiaccio
Si potrà cacciare anche in presenza di neve e ghiaccio, cioè in momenti di grandi difficoltà per gli animali a reperire cibo, rifugio, calore.
• Ritorno all'utilizzo degli uccelli come zimbelli
Puro medioevo! Le civette legate per zampe e ali e utilizzate come esca!
• Ridotta la vigilanza venatoria
Le guardie ecologiche e zoofile non potranno più svolgere vigilanza! Nel Paese con il tasso di bracconaggio tra i più alti d'Europa, cosa fa il Senatore Orsi? Riduce la vigilanza!

INVIA LA LETTERA DI PROTESTA!

Quella che ho appenna integralmente riportato è l'iniziativa dell'OIPA e credo che questa legge non piaccia molto nemmeno a quella specie, non ancora in via di estinzione, che risponde al "richiamo" di cacciatore. Se un cacciatore segue questa....... passione solo per l'ambito trofeo di un animale morto ed imbalsamato, a questo punto credo che il suo habitat naturale possa chiamarsi poligono per il tiro al piattello. Scrivo questo perchè da Settembre in avanti, mi capita sempre più spesso, mentre mi reco al lavoro, di vedere uomini che fanno scendere il proprio cane e crendono dal baule il fucile, sempre più vicini ai luoghi abitati. Sò esattamente cosa è un arma, sò cosa può fare e cosa non si deve fare con un arma. Ci vogliono anni per definrsi esperti nell'utilizzo di un fucile, ma grazie a questa legge lo potranno avere in mano anche dei minori! Per chiunque voglia inviare una lettera di protesta all'autore di questà proposta di legge non dovrà fare altro che cliccare sul titolo di questo post per arrivare al sito dell'OIPA.

giovedì 2 aprile 2009

Vittime

Non sempre una giornata piovosa, con problemi a trovar parcheggio e pochi stimoli si dimostra così inutile. Incerto se considerare la mattinata un ritardo sui miei impegni oppure l'occasione da cogliere per concedermi una pausa dalla consetudine logorante. Una serie di lezioni-conferenze per un aggiornamento professionale, nonchè un'occasione per incontrare colleghi con i quali si è avuto il piacere di lavorare in altre realtà. Purtroppo quando l'audizione inizia ci si sente lontani dall'oratore, sia per una distanza culturale, cattedratica sin troppo aulica, sia per un latente e dilagante scettiscimo. Probabilmente l'argomento potrebbe essere presentato in modo più interessante. Non è colpa di nessuno, appare solo una buona volontà non espressa al meglio. Fortunatamente nella seconda parte dell'incontro, inizia un'attività interattiva che porta ad uno scambio di opinioni, di pareri tra le teorie para-universitarie e l'esperienza professionale degli operatori di polizia. L'argomento dei maltrattamenti in famiglia, con particolare interesse rivolto ai coinvolgimenti emotivi e psicologici tra vittima e reo, a prescindere dalle modalità del reato, riesce a convogliare maggiormente l'interesse dei presenti. Poichè non siamo dei meri accertatori dei fatti, atti a reprimere le conseguenze di un reato, senza alcun coivolgimento nei singoli episodi, ci troviamo a fare delle deduzioni e a volte ad intraprendere delle iniziative che vanno oltre le nostre specifiche competenze. Malgrado l'interessamento dei servizi sociali e degli enti preposti che intervengono gioco forza con tempi prolungati, l'operatore di polizia è il primo interlocutore per le vittime di questi reati e deve mettere in campo tutta la sua professionalità basata quasi esclusivamente su decenni di esperienza lavorativa. Da questo archivio, fatto di verbali, scambio di opinioni negli uffici o da semplici eventi raccontati in servizio, si evidenzia lo squilibrio, sia sul piano processuale e che su quello umano, che esite tra vittima e reo. Infatti, per quanto attiene l'argomento trattato, la vittima si trova il più delle volte senza una casa, senza denaro, senza assistenza e sostegno quantomeno morale, mentre il reo, oltre ad ottenere numerosi benifici dalla normativa penale vigente, si ritiene lil più delle volte legittimato nelle sue azioni in base ad un retaggio culturale che ormai va ben oltre gli stereotipi del sud d'Italia piuttosto che del sud Mondo. La violenza fisica o psicologica viene così ritenuta nell'ambito familiare l'altra faccia di moneta necessaria, un metodo coericitivo utile al compimento del previsto destino di una coppia, non permettendo uno scambio sereno di opinioni. Ma quando la vittima trova il coraggio di forzare questa situazione, subisce il disagio maggiore fatto di burocrazia ed orecchie incerte e non in grado di ascoltare. Infatti, ogni operatore agisce in coscienza influenzato anche dal proprio quotidiano familiare; benchè sia tenuto ad accertare una situazione di fatto, fa comunque delle valutazioni basate sulle recriminazioni tra le parti, sulle contraddizioni, sui gesti, sui modi di esprimersi, sulla constatazione oggettiva di eventuali lesioni, ma anche sulla propria esperienza. Ogni tentativo di portare nell'immediato ad un confronto pacifico, non lesivo della persona e della dignità altrui, risente di considerazioni non esplicite dell'uomo o della donna, del poliziotto o della poliziotta, del medico o dell'infermiera e così via. Il rischio è di un processo degenerativo della sensibilità, necessario per la sopravvivenza dell'operatore, ma a volte lesivo della dignità del richiedente. Un cinismo professionale da monitorare per valutare l'incidenza sia sul quotidiano che nella dimensione culturale della professione. L'intolleranza alle "sostanze tossiche" di una qualsiasi professione si manifesta in vari modi: delegando altre persone od altri enti, ricercando un capro espiatorio, la formazione di clan, perfino l'attesa del messia. Tutto ciò costituisce la differenza tra sopravvivere alla professione ed il vivere la professione, che si ripercuote anch'essa sulla vittima nella sua delusione e nella richiesta di aiuto. Finiscono in secondo piano quelle che sono le virtù dell'operatore che non riescie più ad utilizzare pienamente: i saperi tecnici ed operativi, il registro comunicativo, la capacità di lettura delle sitiuzioni di tipo intuitivo, ma anche emotivo, il carattere e la consapevolezza del proprio ruolo. Quello che si rende necessario è quindi un rivoluzione culturale, di fatto molto più potente ed efficace di qualsiasi rivoluzione politica e sociale. Gli ospedali, i Commissariati, le Caserme, le scuole e le città non sono più quelle di vent'anni fà, ma ciò non toglie che il rispetto, la dignità ed il senso del bene comune debbano essere considerati dei valori di serie B. Volontà, volontà, volontà.