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giovedì 17 marzo 2016

Franca


Quando ho sfilato dalla busta questa foto, davanti ad una cassa di legno chiaro, non sono riuscito a fare a meno di sorridere. Anche con una certa leggerezza nel cuore, devo ammettere. Non era certo l'immagine che mi aspettavo, ma ne ero comunque compiaciuto. Il suo volto così aggraziato, dal vivo, non lo avevano mai visto. Solo all'interno di una cornice, sopra al mobile di una sala in stile barocco. Una foto ammirata dall'altezza dello sguardo di un bambino piuttosto timido e silenzioso. 
Francesca in origine, ma si faceva chiamare più volentieri Franca al nord e Franceschina in "bassitalia", nel suo paese natio dove tornava con il marito a trovare i tanti parenti che aveva lasciato. Mottola è forse l'unico paese della Puglia abbarbicato su una collina, tanto alta che dalla piazza in fondo al viale principale, nelle giornate limpide, si può scorgere il mare all'orizzonte, benché distante parecchi chilometri. Fatto di case bianche e basse, scalinate ed anziane signore sedute sulla via a parlare con il vicinato.
Francesca era una donna a cui piaceva non passare inosservata. Senza malizia, curava con attenzione il suo aspetto e le piaceva essere ammirata per questo. Nulla a che vedere con quanto fanno tanti uomini e donne di questo tempo, passando ore in palestra oppure in centri benessere. Si compiaceva dei suoi agi e delle sue piacevoli abitudini: il mare d'estate, una sera alla settimana a ballare, l'acconciatura sempre in ordine ed un foulard sul collo in tinta con il vestito.
Una casa lucente per ordine e pulizia: in quella dimora ho fatto la prima esperienza di passo patinato si pezze di stoffa, lasciate davanti all'uscio di casa per non segnale il pavimento lucidato con la cera. Era un privilegio non per tutti, ma che con l'avvento delle lucidatrici più moderne è andato poi in disuso. La famiglia riunita nelle festività canoniche, il solito menù e la torta di panna bianca a fine cena. Un senso della forma a cui teneva particolarmente e che non per tutti era forse così piacevole, ma comunque accettato per dovere di parentela.
Franca aveva il piglio o la convinzione di saper cosa fosse giusto per sé stessa e per chi le era vicino, caparbia quanto bastava per raggiungere il suo scopo. Anche se questo suo atteggiamento, a volte oltremodo orgoglioso, aveva causato dissapori ed incomprensioni, non credo che fosse nelle sue intenzioni ferire chi le stesse vicino. Difficilmente accettava un consiglio dagli altri, ma sapeva ascoltare e traeva le proprie convinzioni. Cercava basi e sicurezze per poter sostenere le proprie posizioni senza dover vacillare, imperterrita verso un fine che riteneva giusto per sé e per chi amava.
Il volto che ricordo di mia nonna è ben diverso da quello di questa immagine. Al termine della sua vita, era costretta sul letto di casa, con l'incapacità di esprimersi chiaramente anche solo per la più piccola esigenza. Ogni tanto la consolazione della visita di un nipote, di cui si sentiva fiera di essere stata matrice del suo status sociale.
Solo dallo sguardo si poteva intuire la sofferenza di quella condizione in cui si trovava al termine dei suoi giorni e a volte l'incapacità di sostenerla.  La vita aveva svelato la sua debolezza e difronte a quella verità si sentiva impotente. Si è messa nelle mani del Signore ed ha avuto la sua grazia.