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venerdì 24 agosto 2012

Il Signor Lomo

Malgrado la giornata di sole, il mattino non si è ancora riscaldato. L'aria è frizzante, soprattutto in collina. Il cielo è terso e la vista sui tetti della città è ad ampio raggio, la definizione dei particolari è estesa, quasi dilatata. Nel parco vicino alla panchina alcune foglie di tiglio sono cadute a terra. Seduto sulla panchina c'è una persona con lo sguardo fisso sull'orizzonte. Può passare inosservata. Un uomo con una giacca lunga ed un  sacchetto di plastica che gli esce da una tasca, richiama a strattoni il proprio cane al guinzaglio, colpevole di essersi troppe volte soffermato a sondare gli umori lasciati da altri animali; un "ummarel" con un borsalino in testa cerca il giusto giaciglio per dedicarsi ad un attenta lettura del quotidiano ripiegato stretto sotto il braccio; due atletiche ragazze si rincorrono in una competizione a distanza non ufficialmente dichiarata, avvolte in tute attillate e scarpe tecniche ultra molleggiate, con ronzii musicali che escono dagli aurecolari ultrasottili ed ergonomici. Nessuno gli rivolge il minimo sguardo, ma non si trova lì per farsi guardare. Anzi non è nemmeno chiaro perché si trovi in quel parco, seduto composto, ma rilassato con busto eretto e appoggiato sullo schienale rigido della panchina, le mani sulle gambe non completamente distese. Respira lentamente, aumentando per quanto possibile lo spazio nella cassa toracica schiacciando appena il diaframma. Come se fosse la sua prima ossigenazione del sangue. Si alza comincia a camminare in discesa lungo il viale alberato, flettendo le articolazioni per armonizzare la sua andatura costante, senza una effettiva destinazione. Gusta le diverse tonalità di colori di un autunno non ancora iniziato. Si dedica alla sua più grande aspirazione: osservare. Non guardare e nemmeno scrutare. Attingere contorni ripetitivi di una scena: colori, dimensioni, contrasti tra luci ed ombre. Non giudica e non teme di essere giudicato. Quello che ottiene è una serie di virtuali istantanee da memorizzare: statiche, in movimento, in controluce, sovraesposte, ombreggiate, panoramiche, in profondità. Dati sensibili da non valutare. Un archivio del quotidiano a sè stante, apparentemente senza senso. Non c'è nulla di calcolato nelle suo operato. Esce dal parco attraverso un antico cancello che si affaccia in un viale ancora poco frequentato per quell'ora. Un piazzale con poche auto, una donna in attesa alla fermata di autobus, uno scooter messo in moto a tutto gas per svegliare il mondo con il suo stridulo verso da una marmitta ricurva. Paste calde appogiate sul vassoio di un bar illuminate dai neon di una vetrina e una macchina da caffè pronta a distillare aromi. Una piccola chiesa sconsacrata con un stretto portico davanti al portale serrato. Sui gradini una figura appoggiata su un fianco su alcuni cartoni, suole di scarpe logore ed immobili, gambe e braccia richiuse sul torace per limitare la perdita di calore vitale, il volto rivolto al legno chiuso da tempo.

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